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Europarlamento. La risposta a Trump: «Finanziamo noi le politiche abortiste»

Angelo Picariello mercoledì 15 febbraio 2017

L'Europarlamento ha approvato a larga maggioranza una risoluzione sulle politiche abortiste (Ansa)

Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione nella quale si condanna la decisione del presidente americano Donald Trump di cancellare tutti i finanziamenti federali alle organizzazioni che praticano o fanno informazione sulle interruzioni di gravidanza. Ma la proposta - che non ha valore vincolante, tuttavia detta una chiara linea di indirizzo - si è spinta anche oltre, chiedendo all’Unione europea e agli Stati membri di creare un fondo internazionale per finanziare l’accesso all’aborto legale. La proposta è contenuta nella risoluzione sulle priorità per la 61esima sessione della Commissione Onu sullo status delle donne, che è stata approvata con 371 voti a favore, 198 contrari e 74 astensioni. Il Parlamento europeo - è scritto nel provvedimento - «condanna fermamente la norma global gag che vieta alle organizzazioni internazionali di ricevere dagli Usa finanziamenti per la pianificazione familiare se offrono servizi per l’aborto», si legge nel testo della risoluzione. La decisione di Trump viene giudicata «un attacco diretto e un passo indietro nei confronti dei progressi conseguiti nell’ambito dei diritti delle donne». Il Parlamento europeo ha anche approvato un emendamento in cui chiede «con urgenza all’Ue e ai suoi Stati membri di contrastare l’impatto» della decisione di Trump «aumentando significativamente i finanziamenti in materia di salute sessuale e riproduttiva».

L’Assemblea di Strasburgo, ed è il punto più controverso e discutibile, intende inoltre lanciare «un fondo internazionale per finanziare l’accesso al controllo delle nascite e all’aborto sicuro e legale, utilizzando i fondi allo sviluppo a livello nazionale e euro- peo, al fine di colmare il divario finanziario» provocato dalla decisione di Trump. In altre parole l’Europa corre in soccorso delle associazioni abortiste per far in modo che la decisione americana non abbia ripercussioni sui loro bilanci. Sulla scia di quanto i Paesi Bassi avevano già annunciato il 26 gennaio, ossia la creazione di un fondo per compensare le perdite finanziarie subite da tutte le Ong che si occupano di sensibilizzare sul tema dell’aborto. La risoluzione conteneva anche aspetti di buon senso e ampiamente condivisibili, dalla parità di accesso al lavoro al no alla violenza sulle donne o contro il lavoro minorile. Sono sollecitate inoltre misure volte a garantire alle donne una «partecipazione paritaria a tutti i livelli del processo decisionale» sia in ambito economico che politico. Ma ad aver creato divisioni è stato soprattutto il punto 'anti-Trump', e in particolare la creazione del fondo internazionale e la richiesta di «utilizzare i finanziamenti allo sviluppo a livello nazionale e Ue» per colmare il taglio dei fondi Usa.

L’emendamento è stato presentato dai gruppi socialisti e democratici, dalla sinistra del Gue e dai Verdi. Il Ppe ha votato a larga maggioranza (fra gli altri, il leader dell’Udc Lorenzo Cesa, oltre a buona parte di Forza Italia) contro la proposta insieme a quasi tutti i conservatori del gruppo Ecr e quasi tutti gli eurodeputati dei gruppi Efdd e Enfm, inclusi i leghisti capitanati dal segretario Matteo Salvini. E contro ha votato anche la maggior parte degli europarlamentari di 5 Stelle. I liberali di Alde, invece, hanno votato quasi tutti a favore. La delegazione Pd si è divisa. Favorevoli Benifei, Bonafè, Bettini, Caputo, Chinnici, Cofferati, Cozzolino, Gasbarra, Gentile, Panzeri, Pittella, Sassoli, Schlein e Viotti. Hanno votato contro, invece, Luigi Morgano e Patrizia Toia e Damiano Zoffoli. Silvia Costa e Nicola Danti si sono astenuti. «Non ho ritenuto giusto votare a favore di un fondo pro-aborto», dice Toia, che poi ha deciso di astenersi sulla risoluzione nel suo complesso «scritta in modo confuso e ambiguo». Mentre Morgano ricorda i «4 emendamenti di buon senso e correttivi che sono stati bocciati. Anche per questo ho deciso di votare contro l’emendamento e, alla fine, anche contro l’intera risoluzione». Mentre Silvia Costa motiva la sua astensione, «pur nella mia contrarietà alle politiche di Trump, per la previsione impropria di un fondo pro aborto. Per la qual cosa mi sono astenuta anche sulla risoluzione nel suo complesso».