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La sentenza. Maternità surrogata, Strasburgo dice no ai ricorsi delle coppie italiane

Giovanni Maria Del Re, Bruxelles giovedì 22 giugno 2023

La Corte del Consiglio d'Europa sui diritti umani

Rifiutare di trascrivere automaticamente come genitore il partner di una persona che ha avuto un figlio con la gestazione surrogata (Gpa, il cosiddetto “utero in affitto”) non viola i diritti fondamentali, perché è possibile ricorrere all’adozione. A esplicitarlo è la Corte europea per i diritti umani (organismo che non ha niente a che fare con l’Ue ma che dipende dal Consiglio d’Europa). Una posizione che viene accolta positivamente dal governo italiano, che al contempo, con la ministra alla Famiglia Eugenia Roccella, apre a una «sanatoria» per i figli all’interno di coppie omosessuali già in Italia.

Dalla Cedu arriva una decisione di indubbia importanza. E cioè il respingimento come inammissibili di numerosi ricorsi di coppie omosessuali (più una eterosessuale) che hanno fatto causa all’Italia accusandola di violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani, e cioè il diritto alla vita privata e familiare.

Le coppie in questione hanno chiesto alle autorità italiane di registrare come secondo genitore il partner del padre biologico di un bambino avuto con gestazione surrogata all’estero, trovandosi di fronte a un rifiuto. Un rifiuto dovuto al fatto che in Italia la Gpa è esplicitamente vietata dalla legge, come ricordano i giudici della Corte europea, legge che i ricorrenti, sottolinea la Cedu, hanno ammesso di conoscere (e dunque di aver deliberatamente ignorato). «La Corte – si legge nel testo di una delle decisioni di rigetto dei ricorsi – ritiene che il non riconoscimento da parte delle autorità italiane degli atti di nascita stranieri in pratica non ha avuto impatto significativo sulla possibilità degli interessati di godere del loro diritto alla vita familiare». Soprattutto, secondo la Corte, «se è vero che lo Stato italiano non permette la trascrizione dell’atto di nascita per quanto riguarda il padre d’intenzione (e cioè non biologico, ndr) – recita il testo – garantisce però attraverso l’adozione la possibilità del riconoscimento giuridico. Per ottenerlo, è necessario richiedere la trascrizione dell’atto di nascita per il genitore biologico, il che nel caso specifico non è avvenuto». Per questa ragione, «la Corte considera che lo Stato sotto accusa (l’Italia, ndr) non ha oltrepassato nella fattispecie l’ampio margine di valutazione di cui dispone in materia di attuazione dei mezzi che permettono di stabilire o di riconoscere la filiazione».

«Tutti i bambini in Italia – commenta soddisfatta Roccella sulla sua pagina Facebook - hanno tutti i diritti, come sanno bene le mamme single e come ancora una volta è stato riconosciuto in Europa. Dopo la sentenza le bugie avranno fine?». «La sentenza – dichiara anche Elisabetta Gardini, vice capogruppo di Fdi alla Camera - ricalca quello che il governo Meloni sta ribadendo da mesi e mette la parola fine alle troppe strumentalizzazioni». Anche per un’altra esponente meloniana, Augusta Montaruli, «la Cedu ribadisce la legittimità dell’Italia a rifiutare la trascrizione del rapporto di filiazione riconosciuto all’estero».

La decisione della Cedu è arrivata in una giornata segnata da una cauta apertura di Roccella sulla questione dei riconoscimenti. «Dovremo pensare a una soluzione legale per i bambini nati nati fin qui – ha dichiarato durante la registrazione di “La Confessione” di Peter Gomez, in onda oggi sul Nove -. Dovremo pensare a una sorta di sanatoria, una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell'utero in affitto, anche per chi lo fa all'estero, visto che in Italia è già vietato, per fortuna. Io penso che sia utile introdurre una soluzione legale che non sia un modo di aggirare le leggi per i bambini nati fin qui».

Parole che hanno suscitato polemiche sul fronte Lgtbq+. «I nostri figli – ha tuonato Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno - non sono villette abusive a cui si può applicare una sanatoria». Crocini afferma poi che «non esistono soltanto i figli nati da Gpa ma anche i figli delle coppie di donne. Quindi non esistono sono i figli dei padri». Ma fonti del ministero interpellate dalle agenzie di stampa replicano affermando che l'ipotesi di una soluzione legale per il pregresso da realizzare dopo la legge sulla perseguibilità all'estero dell'utero in affitto ha una valenza generale e non si riferisce a tecniche legate a uomini o donne in particolare.

Si è fatto sentire polemicamente anche Alessandro Zan, responsabile dei diritti del Pd e promotore della controversa legge contro l’omofobia (mai andata in porto). «Roccella – ha dichiarato - si rende conto che si sta riferendo a vite, a bambine e bambini in carne e ossa, e non ad abusi edilizi?». Mentre Mara Carfagna per Azione considera «sensata» la proposta della ministra. «Chiudiamo la polemica sulle registrazioni anagrafiche con un atto in favore dei bambini contestuale alle nuove norme per la perseguibilità della Gpa», spiega l’ex ministra.

La maggioranza intanto, tira tira dritto sul reato universale. «Da parte nostra – dice Gardini – continueremo a difendere il diritto dei più piccoli ad avere una madre e un padre e a garantire la dignità delle donne messa a rischio dal business illegale dell'utero in affitto».