Attualità

TRENT'ANNI DOPO. Strage di Bologna, Napolitano: colmare lacune e ambiguità

lunedì 2 agosto 2010
«La trasmissione della memoria di quel tragico fatto e di tutti quelli che in quegli anni hanno insanguinato l'Italia non costituisce solo un doveroso omaggio alle vittime di allora, ma impegna anche i magistrati e tutte le istituzioni a contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio». È quanto ha scritto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio all'associazione dei famigliari delle vittime della strage di Bologna in occasione del trentesimo anniversario.La giornata dedicata alla memoria delle 85 vittime della strage del 2 agosto 1980 si aperta con lo storico striscione "Bologna non dimentica". Il corteo è partito da Piazza del Nettuno; a sfilare per il centro fino alla stazione c'è anche Agnese Moro, la figlia di Aldo ucciso dalle Brigate Rosse. Ai cronisti che le chiedevano un commento sull'assenza, per la prima volta in 30 anni, di un rappresentante del Governo alla commemorazione, Agnese Moro ha risposto: «Penso che qui c'è chi ha a cuore il popolo italiano».La figlia di Moro ha sulla maglia la gerbera bianca, simbolo dei parenti delle 85 vittime della strage. Una battuta sull'assenza del Governo anche da parte del presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi: «Chi non c'è ha perso un'occasione. Voglio guardare a chi c'è, non a chi non c'è». In rappresentanza dell'Esecutivo c'è il Prefetto di Bologna Angelo Tranfaglia: «I fischi non ci dovrebbero essere mai. Mi auguro che questa sia una giornata tutta tesa a questo obiettivo», ha detto, alludendo alle contestazioni che negli anni hanno accolto i ministri sul palco nel piazzale della stazione. In corteo anche 85 persone con al collo di ciascuna un cartello con il nome di una delle 85 vittime. «Volevamo rendere concrete le vittime e farle camminare con le loro gambe», ha spiegato l'esecutivo di Sel.Sono decorsi trenta anni da quel terribile 2 agosto 1980, quando il devastante attentato alla stazione centrale di Bologna provocò 85 morti e oltre 200 feriti. «A essi e ai loro famigliari - conclude Napolitano - va il mio pensiero commosso e partecipe. La vita di inermi cittadini fu quel giorno spezzata dalla violenza di ciechi disegni terroristici ed eversivi. La definizione delle loro matrici così come la individuazione dei loro ispiratori hanno dato luogo a una tormentata vicenda di investigazioni e processi non ancora esaurita».«Non ci muove l'odio ma il senso di dignità perchè senza esigenza di memoria e pretesa di giustizia non vi è vita collettiva che abbia un senso e un valore», è un passaggio del discorso letto da Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione dei famigliari delle vittime.«Nel rivedicare i nostri diritti abbiamo evitato di sentirci e farci sentire vittime, ci siamo sempre comportati come cittadini che chiedono cose a loro dovute. La nostra è stata ed è una lunga battaglia: contro il tempo che passa; contro i silenzi e le menzogne; contro i tentativi di delegittimazione ancora in corso; contro chi pensa di difendere i carnefici e non le vittime; contro chi vuole farci dimenticare, abbassare la testa», ha aggiunto Bolognesi.Il presidente dll'associazione dei familiari delle vittime ha poi contestato duramente l'ipotesi di reiterare il segreto di Stato dopo 30 anni: «È una vergogna, sembra fatta non per tutelare la sicurezza dello Stato ma per rendere impossibile colpire i mandanti e gli ispiratori politici».Secondo Bolognesi, «l'ostacolo principale alla verità, allo smascheramento dei mandanti, è l'apposizione anche in modo non ufficiale del segreto di Stato in tutti i processi di terrorismo e stragi» e per questo i familiari delle vittime chiedono che «passati 30 anni dall'evento tutti i documenti ad esso relativi e i nominativi in esso contenuti, in possesso dei servizi segreti, della polizia e dei carabinieri vengano catalogati e resi pubblici, senza distinguere tra documenti d'archivio e quelli d'archivio corrente».IL MESSAGGIO DI SCHIFANI«Accertare la verità dei fatti e individuare i responsabili di quel drammatico e atroce attentato deve continuare ad essere una priorità, perchè non soltanto i familiare delle vittime, ma la Nazione tutta ha il diritto di sapere le ragioni di un gesto così efferato, affinchè fatti così gravi non abbiano più a ripetersi». È quanto si legge nel messaggio del presidente del Senato Renato Schifani al  presidente del Comitato di Solidarietà alle Vittime delle Stragi, Annamaria Cancellieri, nella ricorrenza del trentesimo anniversario della strage di Bologna.  Scrive Schifani: «Sono passati trent'anni da quel sabato 2 agosto 1980, giorno tragico e drammatico della storia recente del nostro Paese in cui persero la vita 85 persone e 200 rimasero ferite. A tutti loro va oggi il mio pensiero commosso e al Comitato di Solidarietà alle Vittime, all'Associazione Familiari, presieduta da Paolo Bolognesi, e a quanti hanno operato in questi anni per tenere sempre viva l'attenzione su quella terribile strage attraverso un'opera costante di ricerca della verità e di trasmissione della memoria il più sentito ringraziamento».«Nel rinnovare la mia vicinanza alle famiglie colpite e alla città di Bologna tutta - conclude Schifani -  rivolgo un sincero saluto a Lei e a quanti ogni giorno si battono per l'affermazione della verità e della giustizia».E QUELLO DI FINIIl ricordo della strage di Bologna contribuisca «a riaffermare i valori di libertà e di legalità che sono alla base della nostra democrazia, contro ogni forma di fanatismo politico, di odio ideologico e di violenza terroristica». Lo scrive il presidente della Camera, Gianfranco Fini, esprimendo «profonda vicinanza» al Commissario straordinario di Bologna, Annamaria Cancellieri, e al presidente dell'Associazione vittime della stazione di Bologna, Paolo Bolognesi.«In occasione del trentesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna - scrive il presidente Fini - desidero unirmi idealmente a voi, oggi riuniti per commemorare le 85 vittime innocenti che persero la vita in quella immane tragedia, rinnovando la solidarietà mia personale e dell'intera Camera dei deputati ai loro familiari, così duramente segnati nei propri affetti».«Il barbaro attentato del 2 agosto 1980 che sconvolse la città di Bologna - prosegue la terza carica dello Stato - violando il suo animo generoso, costituisce una delle pagine più terribili della storia del nostro Paese e uno degli esempi più efferati di un disumano disegno destabilizzante, che con la sua criminale azione terroristica si abbattè sull'Italia e su Bologna, producendo tanti lutti e tante indicibili sofferenze».Il presidente Fini formula inoltre formula «l'auspicio che venga finalmente accertata, in tutti i suoi aspetti, la  verità sulla strage, facendo piena luce su una trama terroristica che ha tentato di scardinare il nostro sistema democratico e rendendo un doveroso servigio alla città, agli italiani e al nostro Paese».