Attualità

INCHIESTA. Sprechi e speculazione La ricostruzione al palo

Paolo Viana lunedì 19 marzo 2012
​«Gli over 60 hanno capito che la ricostruzione non sarà per loro. L’Aquila non ha più un centro, dei servizi e un tessuto sociale degni di questo nome. Gli anziani sono più soli e muoiono più facilmente. Aumentano i suicidi e il consumo di antidepressivi. Chi ha un figlio fa di tutto per andarsene e io sono tra questi». Tre anni dopo quella notte del 6 aprile in cui morirono 308 aquilani e con loro un’intera città non è difficile ascoltare parole come quelle di Paolo Aloisi. Più di dieci miliardi stanziati e trentamila persone che non riescono ancora a rientrare nelle loro case, migliaia di progetti di ricostruzione fermi al palo, ettari di centro storico puntellati e novemila posti di lavoro perduti. E una quotidianità perduta nel traffico di una città in cui nessuno, uffici compresi, possiede più un indirizzo certo. «Non so cosa riuscirà a fare il governo dei tecnici, ma oggi questa città non è vivibile»: sarebbe uno sfogo come tanti se Aloisi non fosse il primario di neurofisiatria, uno degli specialisti più noti in una città che è diventata suo malgrado un laboratorio di psichiatria.Non ci sono i soldi per restaurare i monumenti? Si investono sette milioni in un auditorium "temporaneo", griffato Renzo Piano. Il governo promette di stanziare 5,7 miliardi nella ricostruzione del «più grande cantiere d’Europa»? Nell’attesa, i costruttori aquilani sono costretti a trascinare in tribunale la Provincia per farsi pagare i lavori di routine. Le piccole imprese non possono riscuotere i loro crediti verso le pubbliche amministrazioni perché non sono in regola col fisco? Vero, ma, come ha ricordato nei giorni scorsi Guido Cantalini, di Confindustria, la legge permetteva di sospendere il pagamento dei tributi fino al 30 giugno 2010...Non è l’unico paradosso. «Il proprietario di un’abitazione distrutta dal sisma o da demolire – ricorda Vittorio Fabrizi, dirigente del dipartimento ricostruzione del Comune dell’Aquila – ha diritto al contributo per l’acquisto di un’abitazione sostitutiva ma, fino a fine 2010 se sulla vecchia casa era stato acceso un mutuo egli poteva venderla a Fintecna Immobiliare oltre a richiedere il contributo». In altre parole, ad alcuni terremotati lo Stato ha pagato la casa per ben due volte. È il caso di un cittadino che viveva in un’abitazione dal valore catastale di 200.000 euro su cui aveva un mutuo di 60.000: Fintecna Immobiliare ha estinto il suo mutuo e versato al cittadino 140.000 euro e il Comune ha erogato un contributo di 570.000 euro, perché nel calcolo dell’abitazione sostitutiva fanno fede le stime dell’Osservatorio immobiliare.La Ssac del Comune, una think tank di specialisti, ha cercato di disboscare questa jungla, proponendo un’ordinanza che sbloccasse la ricostruzione del centro storico, cancellando la "filiera" da cui oggi dipende l’iter autorizzativo dei lavori nel cratere e ripristinando le normali procedure pre-emergenza. Il Comune l’ha spedita a palazzo Chigi che l’ha messa in un cassetto. Quel documento chiedeva tra l’altro di capovolgere le procedure di controllo dei lavori, da effettuare in corso d’opera e non più, come avviene oggi, a consuntivo, quando ormai è impossibile ricostruire i costi reali dei lavori. O quelli dei puntellamenti, sempre più chiacchierati: «Venivamo pagati 26 euro a nodo – ci racconta un imprenditore aquilano – e poiché ogni nodo costa 3 euro e la ditta che lo installa ne costa altri 3,5, tutto il resto era tutto utile».I margini giustificano il sospetto che a bloccare la ricostruzione dell’Aquila non sia tanto la penuria di denaro ma l’impossibilità di mettere d’accordo costruttori e finanzieri, grandi e piccoli, di tutte le estrazioni. Racconta Mario Gabriele, uno dei professionisti arrivati da fuori: «Ho preso un cantiere in un’area "a breve" perché doveva essere celere e siamo fermi da un anno. Ho subito pressioni fortissime a uniformarmi alle regole del gioco: aderendo ai masterplan comunali e optando per la demolizione e ricostruzione dell’immobile si possono ottenere diversi vantaggi, a partire da un aumento di superfici. Del resto, l’operazione di aggregare i lavori in grandi cantieri è privilegiata dal Comune perché le imprese incaricate dei lavori si impegnino a realizzare anche spazi e strutture pubbliche che il Comune non è in grado di pagare. Questa concentrazione di interessi faciliterà la vendita degli immobili».Il rischio della "svendita" corre di bocca in bocca. Da tempo l’assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano ammonisce: «Non vincolando il contributo per l’abitazione sostitutiva stiamo finanziando l’esodo dall’Aquila». La depressione di massa non aiuta: l’anno scorso la scuola aquilana ha perso duemila alunni e una ricerca svolta dal professor Enzo Sechi, docente di neuropsichiatria infantile all’Università dell’Aquila, attesta che «a tre anni dal terremoto i minori mostrano un quadro pseudo-depressivo di notevole rilevanza e le famiglie mostrano il desiderio di andar via». Difficile tracciare un quadro statistico. Se si sa, ad esempio, che Fintecna Immobiliare ha acquistato poche decine di appartamenti e che sono quasi ottocento gli immobili acquisiti dopo il sisma da Europa Risorse Srl, guidata da un abruzzese, Antonio Napoleone, che attraverso il fondo immobiliare Aq1 ha collaborato con lo Stato nella fase dell’emergenza. Gli operatori stimano intorno ai 600 euro al metro quadrato il valore per la compravendita di un immobile lesionato ma secondo l’Unione piccoli proprietari immobiliari, «si tratta di casi isolati. Per il momento non abbiamo notizie di un trend speculativo, al massimo di qualche costruttore interessato all’acquisto di questa o quella palazzina del centro storico», dice il presidente regionale Lorenzo Cirillo.Di parere opposto il consulente immobiliare Sergio Adriani, che accredita la possibilità di transazioni oggi invisibili: «Se si vuole comprare all’Aquila senza perdere i finanziamenti della ricostruzione gli strumenti non mancano, basta un patto di futuro acquisto. Non dimentichiamo che, diversamente da altri terremoti che impedivano la vendita dell’immobile fino a cinque anni dalla fine dei lavori, qui si potrà vendere dopo due anni dalla concessione del contributo, quindi non appena i lavori saranno ultimati. Un bell’incentivo...». Quanto ai grandi progetti, Adriani ricorda che «Fabrica Spa (Caltagirone e Mps), attraverso il fondo Aristotele, punta a realizzare un prestigioso campus universitario nel complesso Reis Romoli, che avrebbe ricadute positive, come ne avrebbe l’investimento del miliardo messo a disposizione dall’Inail e ancora non impegnato».