Attualità

Difesa. Spese militari in crescita. Nel 2017 oltre 23 miliardi

Luca Liverani giovedì 24 novembre 2016

Crescono le spese militari in Italia: oltre 23 miliardi di euro per il 2017, il 21% in più in dieci anni, con una percentuale sul Pil passata dall’1,2 all’1,4%. Anche grazie ad acquisti di armamenti – jet F35, carri armato Centauro, elicotteri Mangusta 2, 8 navi militari – sovradimensionati rispetto alle esigenze nazionali: lo scopo è promuovere la vendita di quei modelli all’estero. Spese a prova di crisi, che porteranno la Marina militare italiana ad avere un arsenale navale pari a quello della Gran Bretagna e superiore a una potenza nucleare come la Francia. Sono i dati che emergono dal primo Rapporto annuale Milex, realizzato dall’Osservatorio sulle spese militari italiane.

L’Osservatorio, iniziativa indipendente di esperti del Movimento nonviolento nell’ambito delle attività di Rete italiana per il disarmo, punta a 'depurare' il bilancio della Difesa da voce 'non militari' - come le spese per i Carabinieri impiegati per l’ordine pubblico - ma integrandolo con quelle in conto ad altri dicasteri. Come le missioni all’estero pagate dal ministero degli Esteri. O i nuovi armamenti (25% della spesa militare) acquisiti dal ministero dello Sviluppo economico, che nel 2017 userà l’86% dei suoi fondi (3,4 miliardi) per armi.

Più della stessa Difesa (2,3 miliardi). Dall’analisi di Milex dunque emerge un quadro assai diverso da quello che anche ieri ha fatto dire al ministro della Difesa Roberto Pinotti che «negli ultimi anni le risorse per le Forze armate sono continuamente diminuite e solo quest’anno siamo riusciti a invertire la tendenza». Per Pinotti il rapporto tra Pil e Difesa «è dell’1,15%». Dunque 23,4 miliardi «non è tanto e sono soldi spesi bene» Il Rapporto, presentato ieri alla Camera da Francesco Vignarca ed Enrico Piovesana, rileva per il 2017 un aumento dei costi per il trasporto aereo di Stato (gli 'aerei blu'), che salgono a 25,9 milioni, quasi il doppio dei 17,4 milioni del 2016.

L’Osservatorio ricorda che, nonostante la mozione in Parlamento del 2014 che impegnava il governo a dimezzare il budget per l’acquisto del supercaccia F35, «la Difesa non ha operato alcuna modifica, se non una dilazione delle acquisizioni e il budget è anzi aumentato da 13 a 13,5 miliardi».

Servono davvero 90 nuovi caccia? La spiegazione di questi e altri ordini di grandi dimensioni starebbe nel documento con cui la Difesa ha ottenuto a ottobre il sì all’acquisto di carri armati ruotati Centauro 2 della Iveco-Oto Melara: «La produzione estensiva di sistemi per il cliente nazionale è il pre-requisito di referenza indispensabile ad ogni opportunità di vendita all’estero». Allo stesso modo un rapporto riservato al Parlamento del 2014 di ex alti ufficiali dell’Aeronautica e ex dipendenti Alenia affermava che «l’F35 è un progetto da superpotenza sproporzionato per le esigenze strategiche del nostro Paese. Significativo che né Francia né Germania partecipano al programma ».

La Marina nel 2015 ha ottenuto l’ok dal Parlamento per l’acquisto di una seconda portaerei, la Trieste, oltre a sette fregate: 5,4 miliardi a carico dello Sviluppo economico. Mezzi da impiegare, afferma la Marina «per il soccorso umanitario, il controllo dei flussi migratori, la tutela ambientale».