Attualità

Spaccio e pallone, Corviale a due teste

Pino Ciocciola sabato 29 novembre 2014
Vederlo, passeggiarci sotto, dentro, rimane una rasoiata ancora oggi. È lungo novecentottanta metri, ha settantaquattro ascensori, è diviso in sei lotti, i suoi primi appartamenti li consegnarono nell’ottobre 1982 e venne subito ribattezzato il “Serpentone”: nove piani di edilizia popolare gonfio di milleduecento famiglie secondo capienza, in realtà millequattrocento (più o meno settemila persone), specie dopo che molte case vennero ricavate abusivamente negli spazi comuni al quarto piano. Molti occupanti e altrettanti che pagano regolare affitto, molta gente col cuore e l’anima, nata in Italia e fuori. Parecchi bambini figli d’immigrati che vanno serenamente a scuola e frequentano il catechismo. Qualcuno lo chiama anche «il grattacielo orizzontale più grande d’Europa ». Nuovo Corviale, periferia sud-ovest romana: zona estrema che, quasi in ogni grande città, l’iconografia (spiccia) dell’informazione bolla spesso come brutta, sporca e cattiva. Magari invece non lo è o non più dei quartieri patinati.  Impegno, difficoltà, angeli, droga, chi ci crede e chi non più. Fari di macchine e prime luci di Natale. Poi anche i demoni, i rabbiosi, le vittime e i carnefici. Gli uni accanto agli altri. Ultimi, spesso. Tutti. E due punti forti di riferimento: la parrocchia di San Paolo della Croce, il Calcio sociale. La prima “nacque” il 16 aprile 1983, la Croce e il suo campanile sono proprio ai piedi del Serpentone. Il 'Calcio sociale' è un formidabile cuscinetto che insegna la vita attraverso lo sport e tira dentro i più giovani, quelli con maggiori disagi e quelli senza, allo stesso modo e senza guardare al luogo di nascita.  Da queste parti c’è una sola farmacia (comunale: chiusa la domenica, i festivi e la notte). Non arrivavano mezzi pubblici e le strade erano buie, prima che la gente li ottenesse dopo aver urlato per i suoi (minimi) diritti. Non c’erano nemmeno scuole, poi una l’aprirono, elementare e media, fino a cinque anni fa, quando venne chiusa perché cadeva a pezzi. Non c’è un’edicola. In realtà, quando nel 2005 aprirono il centro commerciale, la rivendita di tabacchi aveva già anche acquistato gli scaffali per metterci i giornali, ma non ci fu verso, il Comune rispose picche: «C’è già un’edicola troppo vicina». Al Casaletto, quasi due chilometri.  Molti stranieri, nessun problema e qualche musulmano che ritira i pacchi della Caritas. Età media della gente sempre più alta, funerali che a contarli sono ormai una decina di volte i battesimi. Tasso di disoccupazione da dare le vertigini. Eppure qui non sono del tutto dimenticati o, quanto meno, nella stessa capitale ci sono posti assai più “accantonati”. Come pure le tensioni, qui, sono né più né meno uguali a quelle della città.  Due capitoli a parte sono, piuttosto, la droga e il “quarto piano”. Di “roba” tra i ragazzi ne gira in quantità – a volerla stupidamente definire così – «fisiologica». Ma ci sono alcuni dei “depositi” capitolini, cioè all’interno almeno di un paio di lotti arrivano e vengono sistemate le grandi quantità all’ingrosso di droghe, in attesa di essere smerciate al dettaglio in certi quartieri romani. E i corrieri sono quasi sempre adolescenti: costano poco, si comprano facile, “consegnano” in motorino e la loro minore età, semmai dovessero pizzicarli, aiuta (giuridicamente) un bel po’. Il “quarto piano” invece è considerata un po’ la zona franca del Serpentone. Appartamenti appunto abusivi, situazioni sociali più estreme. la stessa droga e via emarginando. Il sito corviale.it (che si definisce «un’idea, un luogo di incontro, un gruppo di persone, un quartiere, una scommessa ») spiega come la parrocchia di San Paolo della Croce sia, «senza retorica, l’anima storica e vitale del quartiere ». Il parroco dal 2004 è don Giuseppe Redemagni. «C’è molta mitologia su Corviale, molta...», dice. Va almeno tre volte a settimana a trovare le famiglie del Serpentone e la gente del quartiere gli vuol bene, molto bene. Lo si legge sulla home page sempre di quel sito: «Gli inquilini di Corviale amano il mostro. Anche se non lo capiscono, ne sono affascinati» ed «hanno quasi un senso di fierezza ad abitare in un palazzo così conosciuto».