Attualità

Mohammed Yamoul. «Sono un “libro umano” alla biblioteca vivente»

Stefano Pasta lunedì 14 agosto 2017

«Il Marocco mi ha cresciuto all’inizio della mia vita, l’Italia mi ha istruito». Così Mohammed Yamoul, 23 anni, sintetizza il suo sentirsi «italomarocchino». È arrivato da Casablanca a Torino quando aveva dieci anni, raggiungendo il padre emigrato in precedenza. Alle superiori ha studiato all’Istituto per grafici, ma poi si è dedicato alla sua passione, gli aerei. «Sono appena tornato da tre mesi in Spagna – racconta – per un corso come assistente di volo. Ho superato l’esame a pieni voti e ho iniziato a mandare i primi curricula». Purtroppo però l’amara scoperta: «La maggior parte delle compagnie cerca personale con passaporto europeo, poiché il mio permesso di soggiorno creerebbe problemi con i visti in caso di viaggi negli Stati Uniti o per altre mete extraeuropee».
Ecco che allora Mohammed sta rifacendo la lista delle compagnie a cui può inviare il “cv”: «Non ne rimangono molte, soprattutto le low cost». Intanto, però, il ragazzo continua a vivere la «cittadinanza nella pratica» che gli è negata sulla carta, ovvero attività civiche per Torino e l’Italia, la città e il Paese a cui si sente di appartenere: «Sono membro – dice – della Consulta regionale dei giovani del Piemonte, partecipo alla Biblioteca Vivente come “libro umano” che viene sfogliato e interrogato dai “lettori” in questa particolare esperienza culturale per contrastare i pregiudizi, faccio volontariato in carcere e con le famiglie dei detenuti con l’associazione Le Flambeau».