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Candidata alla segreteria. De Micheli: «Sogno un nuovo umanesimo per il Pd»

Roberta D'Angelo mercoledì 25 gennaio 2023

Paola De Micheli

«Citando Magatti ho scoperto che il principio vitale c’è ancora. Ci sono centinaia e centinaia di persone che hanno ancora voglia di cambiare il mondo, si vede meno, ma il principio vitale c’è ancora». Paola De Micheli, prima dei quattro candidati alla segreteria del Pd scesa in campo, riparte dal popolo dem, per riallacciare il filo con gli elettori storici.

Le scelte sul Manifesto l’hanno convinta?

Io avrei voluto un maggiore coinvolgimento o una scelta più netta: o fare il congresso per il segretario o il congresso costituente. Ritengo che il testo del manifesto abbia alcune conquiste e molte lacune. I candidati dovranno portare avanti questo lavoro affrontando temi come la povertà o la riorganizzazione del partito, che ha bisogno di più trasparenza nella democrazia interna. Credo che non chiudere la partita sabato sia stata una scelta saggia, lasciando alla nuova assemblea di completare il processo costituente.

C’era il rischio di tagliare fuori un pezzo di Pd marginalizzando la cultura cattolico democratica? Non credo. Io sono candidata e sono cattolico democratica di sinistra e il mio documento congressuale è intriso di nuovo umanesimo, che è un filone di pensiero mondiale molto attuale. “Prima le persone” è il sottotitolo del mio libro.

Il dibattito sulle regole ha disamorato gli elettori?

Non è affascinante ma non sottovalutiamolo. Perché la qualità delle regole in un partito determina la qualità della democrazia interna e da noi ci vuole un di più, per non perdere una parte delle nostre ragioni fondative, che sono la partecipazione e la decisione.

Il Pd di Paola De Micheli si siede al tavolo delle riforme?

Il mio Pd vuole una riforma del sistema parlamentare che distingua il ruolo di Camera e Senato. No al presidenzialismo e di autonomia parleremo quando tutti avranno gli stessi servizi sanitari.

Il garantismo è una cifra della sinistra? Credo che il garantismo sia una cifra del centrosinistra. Credo che tutto quello che può essere migliorato per rendere la giustizia più giusta dovrà essere condiviso con chi deve vivere le riforme e che l’intelligenza collettiva della magistratura ci consentirà di aprire un cantiere che migliori anche le riforme passate. Le intercettazioni devono essere funzionali all’inchiesta e che vada ripresa in mano la questione carceraria.

Nordio delegittima la magistratura?

Nordio mi è sembrato molto confuso. Non si capisce dove voglia arrivare. La nostre riforme finalizzavano le intercettazioni esclusivamente alle indagini.

Il Pd resta a vocazione maggioritaria?

Io sono per l’egemonia nel centrosinistra. Le alleanze saranno importanti negli enti locali, ma sul piano nazionale la discussione sarà complicata perché l’anno prossimo per le europee si vota con il proporzionale. Fare il congresso sulle alleanze è sbagliato, e comunque dopo la strategia sarà quella di andare egemoni a negoziare l’alleanza.

M5s vi ha scippato temi e consensi?

Con loro ho governato. Penso che abbiano fatto battaglie chiare alle ultime elezioni, mentre noi non abbiamo valorizzato i nostri successi. Ora dobbiamo rimettere in campo le nostre politiche in maniera più radicali, risposte concrete ai bisogni delle persone, per un’Italia più giusta.

Quali?

Politiche per il lavoro, un nuovo statuto dei lavori, perché il mondo è cambiato . C’è stata una compressione dei salari e dei diritti. Malattia, maternità, salario minimo sono i nuovi diritti universali da riconoscere. La legge sulla rappresentanza sindacale, la transizione ambientale nella visione dell’ecologia integrale di papa Francesco per nuove politiche industriali, la sanità pubblica e la “scuola totale”.

E che fine fanno le correnti? Credo che sia impossibile immaginare un partito al 25-30 per cento senza un pluralismo di sensibilità. Chi racconta l’azzeramento delle correnti ripete cose del passato che non si sono realizzate. Il problema è stato il ruolo funzionale alle carriere e la limitazione della sintesi politica in favore di una continua mediazione. Proporrò una regolamentazione delle associazioni culturali che vogliono aderire al Pd ispirata ad un principio: prima di chiedere si dà generosamente al partito.

La classe dirigente deve cambiare?

Ogni due anni la cambiamo, ogni 4 facciamo il congresso: è condizione necessaria ma non sufficiente. Occorre cambiare i comportamenti che ci hanno fatto perdere credibilità. Per essere una comunità solidale e metterci al servizio delle persone cambierò i processi decisionali.

Contenta del rientro di Articolo 1?

Sì, ero dispiaciuta per quella scissione. Ma spero sia un ritorno di popolo. Sono certa che il contributo di tutti sia utile al rilancio del Pd. Mi candido per scegliere il nostro futuro collettivo.