Attualità

Sbarchi. Sofferenze e soccorsi sulla rotta dalla Libia orientale sempre più affollata

Antonio Maria Mira domenica 26 settembre 2021

Un giovane papà e quattro bambini che si tengono per mano sul molo del porto di Messina. È l’immagine più drammaticamente bella dell’ennesimo sbarco sulla rotta jonica che nello scorso fine settimana ha portato circa 600 migranti sulle coste calabresi e della città siciliana dello Stretto, dove 204 persone. soccorse a bordo di un peschereccio, sono state sbarcate sabato perché il porto di Reggio Calabria era già impegnato dall’arrivo di un altro peschereccio con 272 persone a bordo. Non gli ultimi arrivi. Domenica mattina una barca a vela con 60 persone, 25 dell’Iraq, 35 dell’Iran, comprese 3 famiglie, è approdata in località Lazzaro nel comune di Motta San Giovanni, sempre Jonio. Sicuramente proveniente dalla Turchia, mentre i grossi pescherecci arrivano dalla Libia orientale. Una rotta che dall’inizio dell’estate è tornata fortemente attiva, coi trafficanti egiziani scatenati. E, infatti, su queste barche si trovano soprattutto migranti egiziani, in maggioranza minori non accompagnati, tra i 16 e i 18 anni. Ma nello sbarco a Messina c’era anche la giovane famiglia siriana, probabilmente in fuga dalla Libia dove erano andati per lavoro. La mamma si è sentita male subito dopo lo sbarco, così le immagini riprendono il papà, gli occhiali sul viso preoccupato ma pieno di dignità, con in braccio il figlio più piccolo e accanto gli altri, tutti col volto stanco e sofferente. Il viaggio sulla “carretta” non è durato meno di quattro giorni, tutti stretti come sardine. Poi vediamo il papà, mano nella mano coi bambini mentre cammina verso la nave quarantena. È la mattina di domenica, dopo una notte trascorsa nelle tende montate sul molo Norimberga, la prima notte tranquilla su una brandina e sotto una coperta termica.

Il barcone, un peschereccio con scritte arabe, viene dalla vecchia/nuova rotta libica al confine tra Egitto e Cirenaica. Come il precedente, e altri in questo anno record, è stato intercettato dai mezzi aerei al largo delle coste calabresi. Forse dopo essere stato lasciato da una “nave madre”. Aveva lanciato l’SOS per il motore in avaria per un incendio. In realtà quasi sicuramente provocato apposta, una recente e pericolosissima strategia dei trafficanti per farsi soccorrere dalle nostre autorità. Dall’inizio del mese sono più di 1.200 le persone arrivate sulle coste reggine. Nel più generale silenzio e nel totale disinteresse di governo, regione e mondo dell’informazione. Tranne l’impegno delle prefetture, delle forze dell’ordine e di alcuni enti locali. Tutti ormai allo stremo, sia gli uomini che le strutture.

Dall’inizio dell’anno sono arrivati sulle coste reggine più di 3.500 persone in 39 sbarchi, ben 36 solo da giugno, 7 nell’ultima settimana. La maggiora parte, in tutto 27, nel porto di Roccella Jonica, che non ce la fa più e, infatti, le ultime barche sono state dirottate su Reggio Calabria e addirittura Messina. Se aggiungiamo gli immigrati sbarcati a Crotone e alcune barche arrivate sulle coste delle province di Catanzaro e Cosenza, arriviamo a più di 5.200 persone fino ad oggi. In tutto il 2020 erano state 2.500, numero già allora in crescita. E non è finita perché ottobre da un punto di vista meteorologico è un mese favorevole agli sbarchi, come era stato lo scorso anno.

La nuova strategia dei trafficanti obbliga Guardia costiera e Finanza a interventi molto più lunghi e sempre più frequenti. E ormai anche il soccorso è cambiato. Le barche non vengono più trainate fino ai porti, sarebbe troppo lungo, complicato e pericoloso, perché troppo lontane dalla costa e perché danneggiate. Così gli immigrati vengono trasbordati sulle navi militari e la loro lasciata alla deriva. Quasi “vascelli fantasma”. L’ultimo si è poi spiaggiato sabato proprio nella zona di Motta San Giovanni, facendo temere in un primo momento un nuovo sbarco. In tutto questo il comune di Roccella Jonica rimane ancora da solo ad affrontare oltre 2mila arrivi. Solo venerdì, in un vertice al quale hanno partecipato il presidente della Regione Calabria, Antonino Spirlì, il capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, prefetto Michele di Bari, i prefetti calabresi, i sindaci della Città Metropolitana, Giuseppe Falcomatà, e di Roccella, Vittorio Zito, è stato affrontato il tema della gestione dei flussi migratori. Michele di Bari ha assicurato ogni forma di supporto da parte del Dipartimento, anche mediante navi quarantena, e la realizzazione di una struttura per la gestione degli sbarchi che interessano Roccella Jonica. Lo aveva chiesto due mesi e mezzo fa il sindaco in un’intervista ad Avvenire. Invano. Vedremo se questa volta si farà davvero.