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L'INTERVISTA. Sirignano: «Via la popolazione dalle aree più colpite»

Antonio Maria Mira lunedì 1 luglio 2013
«Sfollare la popolazione». Pesa queste drammatiche parole Cesare Sirignano, sostituto procuratore della Dda di Napoli, titolare di varie inchieste su camorra e rifiuti. Scelta estrema contro lo «scempio che è stato fatto», spiega. Ma del quale, denuncia il magistrato, ancora non abbiamo «una completa conoscenza». Mentre per combattere le ecomafie «abbiamo norme antiquate e poco incisive». Col rischio, conferma anche lui, di «far finire i processi in prescrizione, vanificando il lavoro delle Forze dell’ordine». E non solo questo. «Oltre al disastro ambientale in queste terre siamo di fronte a un disastro amministrativo e della politica. Dove erano i sindaci, dove erano i politici mentre accadeva tutto questo?».Dottor Sirignano davvero si potrebbe arrivare all’evacuazione della popolazione delle aree più colpite dai rifiuti?Io parto dal fatto che in molte aree, ad esempio in quella di Castel Volturno e Mondragone di cui mi sto occupando, non è ancora stato accertato tutto quello che è stato scaricato nel terreno, cosa ci sia sotto. Sicuramente se andassimo a vedere troveremmo di tutto. Invece chi dovrebbe farlo non lo fa. E allora se non lo si fa, si dovrebbero sfollare le popolazioni.E perché non viene accertato cosa è stato scaricato in queste zone?Nessuno si rende conto, né si vuole rendere conto. È inconsapevolezza dolosa.E invece?Nell’ambito di un’inchiesta sui clan camorristi locali ho fatto sequestrare dal Ros dei carabinieri una cava di Mondragone dove sono stati scaricati per anni rifiuti di tutti i tipi. Ancora non è stato scoperto esattamente cosa ci sia sotto. Ma i primi esiti delle analisi dicono che sono sostanze estremamente nocive. Soprattutto per la falda superficiale.Ma perché accade tutto questo? Chi sono i responsabili?Il nostro Paese non cura il territorio, quello che rappresenta, le radici di un popolo. Così c’è l’assurdo, come da noi, di coste bellissime e mare non balneabile.Voi come combattete questo drammatico fenomeno?La normativa è antiquata e non mira a tutelare davvero le ricchezze del Paese. Bisognerebbe sanzionare con pene più severe per colpire adeguatamente lo scempio che è stato fatto. Troppi processi in materia di ambiente, soprattutto sui rifiuti, finiscono così in prescrizione. Bisognerebbe intervenire subito, con sanzioni gravi, per non rendere vano il lavoro delle Forze dell’ordine.Avete armi spuntate?Diciamo che c’è stata, e c’è ancora, più attenzione a tutelare altro. Così recentemente c’è stato, ad esempio, un inasprimento delle pene per il furto in appartamento con una figura specifica di reato e con condanne da 2 a 3 anni. Per l’ambiente e la salute ancora non abbiamo gli stessi strumenti normativi, specifici e efficaci. Si è considerata prioritaria la tutela del patrimonio del singolo rispetto al patrimonio collettivo, al bene comune.Così tocca a voi supplire...Il nostro intervento è fondamentale, ricordiamo che riguarda la salute pubblica. Eppure ci si accusa di protagonismo quando denunciamo pubblicamente questi problemi. Non spetterebbe a noi, invece lo facciamo in modo volontario spendendo il nostro tempo.