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Il report. Sindaci sotto attacco, nel 2017 una intimidazione ogni 16 ore

Antonio M. Mira venerdì 20 aprile 2018

L'auto della sindaca di Villacidro, Marta Cabiolu, nel mirino di ignoti il 12 febbraio 2018 (Ansa)

Sempre più "sotto tiro" i sindaci e gli altri amministratori locali. Il 2017 è stato un vero anno nero per attentati, intimidazioni, minacce. Sono state 537, una ogni 16 ore, con un incremento del 18% rispetto al 2016. Un dato molto preoccupante denunciato dall'annuale rapporto "Amministratori sotto tiro" elaborato da Avviso pubblico, l'associazione dei comuni nella lotta alle mafie e alla corruzione. Il dato più alto delle otto edizioni del rapporto con un incremento addirittura del 153% rispetto al primo del 2011. Incendi, lettere anonime, aggressioni fisiche, spari alle abitazioni, utilizzo di ordigni, offese e fake news veicolate vigliaccamente tramite i social network. Minacce criminali o di stampo mafioso, a volte perpetrate anche da comuni cittadini. Questo l'inquietante scenario presentato oggi da Avviso pubblico assieme al procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone e all'ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi.

In Campania il maggior numero di intimidazioni. Il primato della Lombardia nel Centro-Nord

Il fenomeno lo scorso anno ha coinvolto per la prima volta tutte le 20 regioni, 78 Province e 314 Comuni, il 6% in più del 2016. Il 69% degli atti intimidatori si concentra nel Sud e nelle Isole. La Campania è la regione più colpita con 86 casi censiti, un preoccupante +34% rispetto al 2016. A seguire la Sicilia con 79 casi. Il terzo posto vede appaiate la Calabria, prima regione per intimidazioni nel 2016, e la Puglia, che fa segnare nel 2017 una recrudescenza del fenomeno, con 70 casi.

Quinto posto per la Sardegna, con 48 intimidazioni. Al sesto posto la Lombardia che con 28 casi è la prima Regione del Centro-Nord, davanti a Lazio (24 casi), Piemonte (21 casi), Emilia-Romagna (20 casi) e Veneto (19 casi). A parte il Lazio, dove il dato è sostanzialmente stabile, in tutte le altre regioni si è registrato un sensibile aumento dei casi.


Comuni medio-piccoli e spesso sciolti per mafia

Il 72% dei casi sono avvenuti in Comuni medio piccoli, con un numero di abitanti inferiore ai 50mila. Il 31,5% in Comuni fino a 10mila abitanti, il 41% da 10 a 50mila abitanti. Il restante 28% superiori a 50mila abitanti. Sono 49, il 16%, i Comuni che, in un passato più o meno recente, sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. "Un dato - commenta Avviso pubblico - che induce a pensare ad un possibile collegamento con una matrice mafiosa". In generale, le minacce di stampo mafioso si caratterizzano per le modalità e i mezzi: l’incendio, l’invio di proiettili, alcuni tipi di lettere minatorie, ordigni e esplosivi, parti di animali presso l’abitazione dell’amministratore o nei pressi dei palazzi municipali.

Nel mirino soprattutto i Sindaci. In aumento le intimidazioni al personale della P.A.

Il 76% delle intimidazioni censite nel 2017 sono state di tipo diretto (+4% rispetto al 2016), cioè hanno colpito amministratori locali e personale della Pubblica amministrazione. Nel 24% dei casi le minacce sono state di tipo indiretto, cioè sono stati colpiti municipi, uffici e strutture di proprietà comunale o sono state distrutte e danneggiate strutture e mezzi adibiti al ciclo dei rifiuti, a servizi sanitari, idrici, elettrici e del trasporto pubblico.

I casi di minacce dirette e indirette che hanno visto coinvolte le donne sono stati oltre il 13% del totale: 71 casi complessivi, il 3% in più rispetto al 2016. Nel 2017 sono aumentate le minacce e le aggressioni nei confronti del personale della Pubblica amministrazione (+3%), confermando un trend già riscontrato negli anni precedenti. Tra i soggetti maggiormente presi di mira si confermano gli amministratori locali (65%). Tra questi, in particolare i Sindaci (61%), seguiti dai consiglieri comunali (20%), assessori (10%) e Vicesindaci (6%).

Incendi al primo posto ma in sensibile aumento le minacce sui social

La tipologia di minaccia più utilizzata si conferma l’incendio, in continuità con gli anni precedenti, ma con una incidenza percentuale in calo rispetto al 2016 (dal 33% al 28%). Seguono lettere, biglietti e messaggi minatori (13%), aggressioni fisiche (10,5%), danneggiamenti di strutture o mezzi (10%), minacce verbali o telefonate minatorie (9%). Scala la classifica l’utilizzo dei social network, passato dal 3% del 2016 al 9% del 2017. La “piazza virtuale” - commenta Avviso pubblico - rappresentata principalmente da Facebook, è progressivamente diventata lo sfogatoio di frustrazioni personali, disagio e malcontento sia per questioni socialmente rilevanti sia per decisioni, talvolta anche banali, prese dagli amministratori locali".

Una minaccia su quattro non ha matrice criminale

Il rapporto denuncia un aumento costante dei casi in cui non sono le mafie o altre organizzazioni criminali a colpire, quanto singoli cittadini o gruppi di essi, che sfogano il proprio disagio e, in alcuni casi, i propri istinti più bassi, verso il politico e il dipendente pubblico fisicamente più raggiungibile. Fra queste minacce/intimidazioni non criminali - 146 in totale nel 2017, 1 caso su 4 – un terzo trae origine dal malcontento suscitato da una decisione amministrativa sgradita, un altro 23% è riferibile ad un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico o di un posto di lavoro. L’11% si riferisce invece a casi di “violenza politica”, in un periodo storico in cui in Italia alcuni estremismi dal sapore antico sono tornati a farsi sentire.

La questione immigrazione tra intolleranza e minacce

Una novità preoccupante. Nel 21% dei casi sopra citati, la possibilità di accogliere degli immigrati e/o una loro presenza sul territorio, percepita come eccessiva da parte della popolazione, ha creato tensioni che sono sfociate anche in intimidazioni e minacce verso gli amministratori locali.