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Dl Sicurezza. Richieste d’asilo Si forza per l’inasprimento delle norme

Marco Iasevoli sabato 27 ottobre 2018

«Manifestamente infondata». Due paroline inserite in un emendamento del governo al decreto sicurezza rischiano di rendere un’impresa ai limiti dell’impossibile l’ottenimento della protezione internazionale, precondizione per una serie di diritti, tra i quali l’asilo. La domanda di protezione, è scritto, «è manifestamente infondata quando il richiedente è entrato illegalmente nel territorio nazionale o vi ha prolungato illegalmente il soggiorno».

Considerando che la gran parte degli ingressi non sono legali, più che una stretta è una strozzatura. Nonostante il governo, per giustificare l’emendamento, si appelli all’articolo 31 della direttiva europea 32/2013, la quale prevede una procedura accelerata per il richiedente che entra illegalmente in un Paese Ue. Ma quella «procedura accelerata» di cui parla la norma europea tutto è tranne che una sentenza anticipata sulla fondatezza della domanda di protezione.

In prima battuta tutti gli osservatori segnalano i pericoli di una norma a rischio-costituzionalità e addirittura a rischio di violare le convenzioni di Ginevra. Al punto che poi il Viminale chiarisce: nell’emendamento, viene spiegato, si afferma che chi entra illegalmente nel territorio italiano deve «tempestivamente» presentare la domanda d’asilo.

Nella norma non è indicato quale sia il tempo limite e la valutazione, si precisa, sarà «caso per caso». Se la domanda non venisse presentata tempestivamente, «senza giustificato motivo», risulterebbe «manifestamente infondata». Il desiderio di dare la stretta è evidente anche da altri emendamenti dell’esecutivo e del relatore leghista Stefano Borghesi.

Uno di questi, ad esempio, prevede il carcere fino a 4 anni ed espulsione con accompagnamento immediato alla frontiera per lo straniero che, destinatario di un provvedimento di respingimento alla frontiera, rientri in Italia senza una speciale autorizzazione del Viminale. Borghesi presenta una modifica al decreto per istituire più commissioni territoriali per l’esame delle domande di protezione internazionale, sino a un massimo di dieci. Sono testi che irritano ulteriormente la fronda dei senatori M5s contrari al decreto, guidata dall’ex capitano della Guardia costiera Gregorio De Falco.

Il gruppetto composto da lui, Mantero, Nugnes e Fattori ha presentato tre sub-emendamenti alle modifiche dell’esecutivo e del relatore, uno dei quali prevede che il parere dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Unhcr, sulla lista dei Paesi sicuri, sia «obbligatorio e, se sfavorevole vincolante».

Un paletto a eventuali arbitri sulla concessione dell’asilo. La resistenza M5s sembra allargarsi. Perciò nella Lega continua a fare capolino l’idea di porre la questione di fiducia. Nel decreto sbarca anche il 'Daspo movida' a chi provoca «gravi disordini» nei locali pubblici, che si può estendere anche ai minorenni. Singolare l’emendamento per cui «le funzioni di agente del governo presso la Corte Europea dei diritti umani sono svolte dall’Avvocato generale». Presso la Cedu non ci sarebbe più un interlocutore italiano stabile, ma per ogni singola udienza verrebbe designato un avvocato dello Stato. Una 'rivalsa' contro la sentenza che ha condannato Roma per l’ultima fase del 41-bis al boss Bernardo Provenzano?