Attualità

Il Patto e l'Italia. Si, no e ni: in scena le tre linee divergenti del governo

Marco Iasevoli mercoledì 10 aprile 2024

Meloni e Salvini

È vero che incide la campagna elettorale per le Europee. Ma è altrettanto vero che al nuovo Patto per le migrazioni hanno lavorato in prima linea la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, impegnando l’intero esecutivo e le forze di maggioranza che lo sostengono. Perciò, quanto accaduto ieri all’Europarlamento (e di riflesso a Roma) va anche oltre la tattica elettorale.

In mero ordine fattuale: la Lega rivendica di aver votato «no», però non partecipa alla durissima conferenza stampa antimigrazionista di sovranisti e conservatori europei. Allo stesso tempo il titolare del Viminale, che pure è considerato espressione “tecnica” del Carroccio, commenta il voto dell’Europarlamento con l’entusiasmo di chi ha vinto una battaglia.

Fratelli d’Italia contribuisce a far passare il pacchetto accompagnando i voti con dichiarazioni semicritiche, ma come partito-guida dei Conservatori europei, che presiede con Giorgia Meloni in persona, deve registrare che molti suoi alleati sono tornati a fare asse con i partiti nazionalisti di “Identità e democrazia”. Un cattivo segnale anche in vista di ciò che accadrà dopo il voto europeo di giugno.

Forza Italia invece rivendica il voto favorevole e la propria appartenenza al Ppe, fa professione di europeismo e con Antonio Tajani, con diverse ragioni oggettive, si dichiara «centrale» nel risultato raggiunto dall’Europarlamento.

Nel complesso, una maionese dal sapore a dir poco bizzarro. Certo anche le opposizioni hanno manifestato le proprie contraddizioni, trovandosi a votare «no» con i sovranisti sebbene per motivi diversi. Ma il dato più rilevante è che il governo non ha un’idea condivisa sull’Europa che verrà. A partire dai migranti, tema che pure ha fatto da collante per vincere le elezioni nel 2022.