Attualità

Riforme. Premierato, primo sì del Senato. Le opposizioni in rivolta

Matteo Marcelli mercoledì 24 aprile 2024

Due riforme su un unico binario, a cui il centrodestra continua ad affidare gli equilibri interni alla coalizione, tra gli strali dell’opposizione che grida allo scambio politico a scapito dei cittadini

. Autonomia differenziata e premierato proseguono il loro iter, anche se il percorso del totem leghista si inceppa con l’incidente di ieri in commissione Affari costituzionali alla Camera e la maggioranza che va sotto su un emendamento del M5s. Un esito non riconosciuto dal presidente azzurro dell’organismo, Nazario Pagano, che decide di farlo ripetere (domani) tra le proteste del centrosinistra. Discorso diverso per il premierato, che invece viaggia spedito e incassa il via libera del mandato al relatore nella commissione gemella di Palazzo Madama.


Il passo falso sull’autonomia arriva su una modifica piuttosto significativa, proposta dai pentastellati per sopprimere dall’articolo 1 la parola “autonomia”, un episodio che la dem Simona Bonafè racconta a caldo sfogandosi con i cronisti: «La maggioranza è andata sotto su un emendamento presentato dalla deputata M5s, Auriemma, ma non vuole riconoscere l'esito del voto: 10 voti a favore, 7 contrari. Rimarremo qui fin quando non si riconoscerà la verità. In aula mancavano i deputati della Lega, hanno provato a metterci una pezza, ma i numeri parlano. Il tema è di metodo». Pagano però tira dritto e insiste sulla possibilità di ripetere il voto in virtù di diversi precedenti che lo avrebbero già consentito in altre occasioni. Ma le opposizioni non ci stanno e denunciano una forzatura inaccettabile: «La verifica della correttezza delle votazioni spetta al segretario d'Aula – fa notare Filiberto Zaratti di Avs – che in questo caso ha subito stabilito la assoluta regolarità del voto. Quella della maggioranza non è una forzatura ma una gigantesca inaccettabile rottura delle regole». Non raffredda il clima, ma aiuta a capire le difficoltà a destra, l’intervento del leader azzurro e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che pur promettendo di non proporre modifiche chiede «alcune garanzie sui Lep e sul Sud. Magari con gli ordini del giorno che impegnano il governo».

Per quanto riguarda il premierato le cose vanno più lisce (per il centrodestra), e il testo messo a punto dalla titolare delle Riforme Elisabetta Casellati passa con il voto compatto di Fdi, Fi, Lega e centristi (oltre a quello del gruppo Autonomie). Votano contro Pd, M5s e Avs. Mentre Italia viva si astiene.

Anche in questo caso, però, la battaglia in commissione è aspra e i toni accesi agitano le dichiarazioni di voto. La senatrice M5s, Alessandra Maiorino parla di «una carica esplosiva piazzata sotto la nostra architettura costituzionale» e il capogruppo di Avs Peppe De Cristofaro si scaglia contro il combinato disposto delle due riforme definendole «le basi di una pericolosa torsione anti-democratica». Critiche che però non sembrano scalfire la determinazione della maggioranza. «La democrazia con il premierato è rafforzata – dice il senatore Fdi Marco Lisei –. Il testo garantirà una maggiore stabilità e crediamo che non tocchi minimamente le prerogative del Capo dello Stato». «Presto gli italiani potranno scegliere direttamente il loro premier – esulta sui social la stessa Casellati – mettendo la parola fine a inciuci e giochi di palazzo».