Attualità

Genova . Sfratto a coppia con bebé: viveva in magazzino

Dino Frambati giovedì 21 maggio 2015
È una delle purtroppo ormai frequenti storie di povertà, disoccupazione e conseguente degrado in Italia, quella scoperta dalla polizia genovese in seguito a una segnalazione anonima. Un bimbo di soli 5 mesi viveva con la famiglia italiana in un magazzino del centro storico del capoluogo ligure, senza finestre, con materassi in terra e servizi igienici accanto a lui e in vista, dopo che la sua famiglia era stata sfrattata. Causa della vita in mezzo a sporcizia e fatiscenza di un locale, una sorta di antro nei 'carruggi' del centro storico genovese, è stato infatti il forzato abbandono di una casa di civile abitazione per l’impossibilità di pagare l’affitto da parte di madre e padre del piccino, senza lavoro e in condizioni di miseria da lungo tempo. Gli agenti sono entrati in quel locale quando il bimbo era stato affidato a una donna, conoscente dei genitori, che erano andati a prendere nella loro ex abitazione gli ultimi pochi effetti personali da portare via con loro e conservare nel magazzino- abitazione. Ma nonostante questo stato di cose il bimbo non avevi segni di deperimento o maltrattamenti. Tuttavia i poliziotti lo hanno portato al pediatrico Gaslini per gli accertamenti del caso ed ascoltato i suoi genitori, due giovani italiani, che hanno assicurato di volersi bene e volerne soprattutto al figlio, ma di essere molto poveri e senza lavoro ed aver deciso quindi di alloggiare in quel magazzino messo a disposizione gratuitamente da un loro amico per non farli restare per strada. Adesso il bambino è ospitato presso un’adeguata struttura su disposizione del Tribunale dei Minori, dov’è accudito in ambiente a lui più idoneo di un magazzino.  Una storia triste, ma purtroppo, spiega monsignor Marino Poggi, direttore della Caritas di Genova, non isolata né infrequente.  «Quando ci viene segnalato un caso del genere – dice il sacerdote – noi cerchiamo una soluzione vera, che sarebbe quella di reperire una casa gratis, dove ci sia l’essenziale per vivere. Ma in questo momento quelle disponibili sono poche. Ne abbiamo alcune e sono già occupate da chi ne aveva bisogno». E la situazione attuale, di forte crisi globale, afferma il direttore Caritas sotto la Lanterna, «non facilita certo la ricerca: c’è disagio diffuso, mancanza di lavoro».  Monsignor Poggi sottolinea poi la difficoltà ad operare da parte delle strutture sociali 'laiche' e le definisce «smantellate perché i diritti sono cresciuti ed alcuni ne hanno anche approfittato». Non esiste, secondo il monsignore, un adeguato stato sociale per dare risposte a queste problematiche. «La Caritas – assicura – facciamo tutto ciò che possiamo per risolvere queste situazioni ma spesso vediamo che i soldi vengono dati a chi già li ha, come, ad esempio, sta accadendo attualmente per le pensioni. Sarà un diritto, ma sono denari date a chi ne ha già. Occorre invece fare più attenzione alla povertà, a chi non ha denaro per sopravvivere. Ci vuole più stato sociale appunto». E a pagare il prezzo più alto di queste situazioni, afferma, sono i grandi centri urbani, con Genova che ne soffre particolarmente e soprattutto in quel complesso nodo urbano che è il centro storico dei caratteristici vicoli della città. Con l’aggiunta, denuncia il direttore Caritas, che a Genova il lavoro scarseggia in maniera particolare e più forse che altrove.