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IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA. «L'affollamento delle carceri è un'emergenza nazionale»

Vincenzo R. Spagnolo martedì 17 gennaio 2012
​«Nove milioni di processi arretrati, cinque milioni e mezzo nel settore civile e oltre tre milioni e quattrocentomila nel penale», con attese logoranti per i cittadini, pari a «2.645 giorni, sette anni e tre mesi, per una causa civilistica e 1.753, quattro anni e nove mesi, per un giudizio penale». Bastano alcuni dati, aggiornati al 30 giugno del 2011, per confermare la desolante lentezza della macchina giudiziaria italiana, analizzata nella Relazione sullo stato dell’amministrazione della giustizia presentata ieri in Parlamento dal ministro, Paola Severino. Un impietoso elenco di nodi gordiani e tare culturali, che il Guardasigilli ha illustrato alla Camera e al Senato, con tono grave, ma senza cedere allo sconforto: «Sono dati che purtroppo, da lustri, non rappresentano una sorpresa», ha chiosato, aggiungendo che bisognerà «eliminare l’arretrato, senza stravolgere i principi fondamentali», oltre a «razionalizzare i servizi per eliminare gli sprechi».Crescono i risarcimenti. Lo smaltimento dell’arretrato è ostacolato dall’alto «tasso di litigiosità» degli italiani: «L’Italia è quarta in Europa per incidenza dei contenziosi sul numero di abitanti, dietro Russia, Belgio e Lituania, in una classifica di 38 paesi censiti. Nel 2011 sono state istruite davanti ai giudici 2,8 milioni di nuove cause di primo grado». E mentre nei tribunali d’ogni ordine e grado s’ammonticchiano fascicoli, la "giustizia lumaca" genera conseguenze risarcitorie. «Da quando la legge Pinto consente di indennizzare l’irragionevole durata del processo - ha spiegato il ministro - sono esplosi i ricorsi: da 3.580 richieste nel 2003 a 49.596 nel 2010», nonché gli indenizzi liquidati («Da 5 milioni di euro nel 2003 a 84 nel 2011»).Per di più, la lunga durata del processo penale incide «sul numero dei procedimenti (2.369 l’anno) per ingiusta detenzione e errore giudiziario», aggravando i risarcimenti: «Nel 2011, lo Stato ha subito un esborso di oltre 46 milioni di euro».Carceri non dignitose. Il ministro ha fatto cenno allo «stato delle carceri e le problematiche condizioni dei 66.897 detenuti che soffrono modalità di custodia inaccettabili». E il 42% della popolazione carceraria, 28mila detenuti, è in attesa di giudizio, «un’anomalia tutta italiana». Infine, in riferimento al decreto legge per decongestionare i penitenziari attualmente all’esame del Senato, la Severino ha precisato che «la custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto quando ogni altra misura risulti inadeguata».Maggioranza concorde. Sul piano politico, la relazione del ministro ha ottenuto l’effetto di compattare la maggioranza che sostiene l’esecutivo. In Parlamento, infatti, Pdl, Pd e Terzo Polo hanno presentato una mozione unitaria, già approvata ieri dalla Camera, mentre il Senato la voterà oggi. Contrari Italia dei Valori, Lega e Radicali. Sulla questione sono intervenuti anche i presidenti del Senato, Renato Schifani («L’efficienza della giustizia contribuisce a rilanciare l’economia») e della Camera, Gianfranco Fini: «Le riforme dovranno derivare da valutazioni sulle patologie del sistema». Suggerimenti pratici, infine, dal presidente dell’Anm, Luca Palamara: «Occorre rivedere le circoscrizioni, eliminando i tribunali inutili, informatizzare gli uffici giudiziari e creare una nuova organizzazione interna».