Attualità

Festival dell'impegno civile. Sport, cibo e lavoro sui terreni confiscati ai clan

Antonio Maria Mira sabato 26 luglio 2014
Erasmo, Michele, Enrico, Maria Teresa, Vita hanno compreso benissimo di aver raggiunto un record. L’ho visto nei loro occhi, sguardi che parlavano da soli. Sfiniti ma felici. Poi ci siamo abbracciati». Così Simmaco Perillo, presidente della cooperativa sociale "Al di là dei sogni" di Sessa Aurunca, descrive la reazione di alcuni dei soci, persone svantaggiate con problemi mentali, anche ex Opg, dopo l’inaugurazione della palestra e del laboratorio per la trasformazione biologica dei prodotti ortofrutticoli, il primo in Italia su un bene confiscato, ed è questo il record per il quale gioiscono.La cooperativa, nata nel 2004, ha avuto in gestione dal 2011 un terreno confiscato al clan Moccia in località Maiano, vicino al fiume Garigliano. Bene intitolato alla vittima innocente della camorra Alberto Varone, ucciso il 24 luglio 1991 (vedi box). E proprio l’anniversario di quel dramma è stato scelto per l’inaugurazione, tappa del Festival dell’impegno civile, organizzato sui beni confiscati dal Comitato don Peppe Diana e da Libera Caserta e del quale Avvenire è media partner.Le nuove strutture sono state dedicate a due vttime di camorra. La palestra ad Andrea Di Marco, meccanico di Castelforte ucciso dalla camorra e poi gettato nel Garigliano. Anche per questo è stato scelto. La struttura infatti ospiterà il primo centro di paracanoa del Sud, in collaborazione con l’associazione Ulisse e la Federazione nazionale canoa e kayak. «Lo abbiamo scelto per ricucire con quel dramma, con quella storia, col nostro fiume così bello. Prova a fare così, ci siamo detti e lo abbiamo fatto, tutti insieme».Come per il laboratorio dove verranno realizzati sottoli, sottaceti, passate e marmellate coi prodotti coltivati sui terreni strappati alle cosche sia qui che nelle altre cooperative del circuito Nco, Nuova cooperazione organizzata. Tutti locali, biologici, frutto del lavoro di chi qui ha trovato una nuova vita. «Un percorso che ci libera e ci mette insieme», dice ancora Simmaco. Anche qui il nome di una vittima innocente, Giuseppe Mascolo, farmacista di Cellole. Tutto realizzato in appena 9 mesi, grazie all’impegno dei 21 soci – il 70% disabili – e ad alcuni “amici”. Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione con il Sud e dalla Fondazione Vismara. «Una bella collaborazione tra volontariato e privati che ha funzionato là dove il pubblico non ce la fa o fa male» afferma Carlo Borgomeo, presidente della prima. Il riferimento è alle strutture realizzate con fondi pubblici che ospitano la casa famiglia per i soci disabili: barriere architettoniche, porte dei bagni che sbattevano contro i water, cucine senza il collegamento del gas. Tanti soldi spesi male.L’esatto contrario di oggi grazie anche, sottolinea Carmine Guanci della Fondazione Vismara, «alla collaborazione tra Nord e Sud, efficiente e disinteressata». «È molto importante, è un modo di fare pace» commenta Simmaco ricordando tante incomprensioni, pregiudizi o sfruttamenti come i tanti rifiuti del Nord finiti in Campania.Un bel progetto ben realizzato. «Essere qui con voi, vedere quello che avete fatto mi commuove perché ci conferma nel lavoro che facciamo per combattere le mafie che sono dei vampiri del vostro territorio, vi tolgono vita, lavoro, speranze» è il ringraziamento di Giuseppe Linares, capo centro di Napoli della Dia che in sei mesi quest’anno ha confiscato beni per 700 milioni. «Questo territorio è pieno di gente stanca di stare zitta sulla camorra», conferma Simmaco. Poi un impegno: «Oggi per noi è una vittoria ma è solo una tappa. Mentre scendiamo dal podio già pensiamo a come risalirci».