Attualità

CATTOLICI E SOCIETÂ. «Condividere il pane, dire no all'indifferenza»

Paolo Lambruschi domenica 30 gennaio 2011
La vecchia, cara michetta campeggia sul manifesto tagliata in due e aspetta che qualcuno ci infili una succulenta fetta di companatico. Invece anziché la fetta c’è una scritta, «il pane sia con te come il pane è con me». Accanto la firma di Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig di Torino. Domani in Parlamento lancerà con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, una nuova campagna nazionale, «Condividiamo il pane quotidiano», promossa dal gruppo torinese per ricordare all’Italia, soprattutto ai giovani, che ogni giorno 100 mila persone muoiono di fame nel mondo. E che, rinunciando a una parte del nostro superfluo, possiamo dare loro la vita mentre noi possiamo ritrovare la speranza.Per spiegare il messaggio, Olivero torna alle radici: «Correva il 1964, eravamo un gruppo di giovani impegnati contro la fame nel mondo. Stavo nella Lega dei missionari dei gesuiti, nell’ufficio missionario diocesano, collaboravo con Mani Tese. Tutte esperienze rispettabilissime, ci mancherebbe». Però? «Però volevo fare di più, aiutare tutti i missionari a combattere la fame, per me era insopportabile allora come oggi pensare a chi muore perché non ha cibo o non ha accesso all’acqua potabile. Ancora nel 2011 in dieci giorni perde la vita nel globo l’equivalente della popolazione di Torino. Allora, da quel gruppo di giovani, nacque il Sermig e poi la Fraternità della Speranza. La Provvidenza ci ha sempre aiutato». I giovani sono la vocazione del Sermig. Si incontrano all’Arsenale della pace, la fabbrica d’armi trasformata nel 1983 in monastero metropolitano nel cuore di Torino. Qui, dove arrivano poveri e persone alla ricerca di cibo, aiuto e di senso, è nata l’idea della campagna per condividere il pane di tutti i giorni. Ispirata da un gioco pedagogico in voga all’Arsenale. Ci si siede per terra davanti al mappamondo e ti assegnano a caso una nazione. Se ti abbinano a uno stato europeo, vinci due chili di riso. Ma se ti capita il Bangladesh, te ne fai bastare un pugno.«Mi pare – prosegue Olivero – che soffriamo di troppa indifferenza verso la povertà, la fame e l’ingiustizia. Vogliamo lanciare un messaggio controcorrente soprattutto ai giovani, siate sobri e imparate a eliminare il superfluo. Ecco, il manifesto della campagna, realizzato gratuitamente dallo studio Armando Testa, è un invito a donare agli altri quello che abbiamo in più». La campagna ha entusiasmato Gianfranco Fini, durante una visita al Sermig e così la terza carica dello Stato ha proposto di lanciarla dalla principale istituzione della politica, il Parlamento. Un messaggio politico?«Certo, il paese deve ritrovare questi valori, più che mai importanti in questi momenti difficili. Ai giovani dico di non fermarsi, di studiare qualunque cosa vogliano e impegnarsi per il prossimo e il bene comune anche in politica, portando la loro energia, la loro etica, i loro ideali». In definitiva una campagna di speranza. «Si e sa perché? Dobbiamo avere più fiducia nei giovani. A quelli che incontriamo ripetiamo spesso un proverbio norvegese: se ciascuno pulisce davanti al proprio uscio, la città risplende». E loro? «Lo scorso ottobre in piazza San Carlo a Torino ne erano accorsi 20 mila per il nostro raduno in una serata di pioggia. Alla fine abbiamo chiesto a ciascuno di pulire il metro quadro che occupava. Non è rimasta neppure una lattina».