Attualità

Riforme istituzionali. Riforme, al Senato scatta la «tagliola»

giovedì 24 luglio 2014
In Senato l'opposizione è dura, punta su un mare di emendamenti. Anzi, una montagna, impossibile da scalare in tempi rapidi per arrivare alla riforma del Senato. E così, alla fine, sulle riforme scatta la "tagliola". Tutto dovrà essere concluso entro l'8 agosto. L'opposizione insorge e va in corteo al Quirinale, dove i capigruppo di 5 Stelle, Lega e Sel vengono ricevuti non da Napolitano, ma dal Segretario generale Marra. Il premier Matteo Renzi, però, tira dritto, "piaccia o non piaccia le riforme le faremo". È l'epilogo di una giornata convulsa, iniziata questa mattina con il protrarsi dell'ostruzionismo in Aula al Senato, l'immagine plastica dell'impantanamento del ddl Boschi e il rischio che il primo via libera alle riforme slitti a settembre. Dopo un nuovo tentativo di mediazione con le opposizioni (solo Sel è autrice di circa 6mila emendamenti sui 7.800 totali), tuttavia, il governo detta la linea dura e si va allo scontro. In Conferenza dei capigruppo a spiegare le intenzioni di palazzo Chigi è il ministro Maria Elena Boschi: nessun rinvio a settembre, "noi andiamo avanti". Per poi aprire un piccolo spiraglio: "siamo disponibili ad approfondire alcune questioni, purchè non stravolgano l'impianto del ddl". Ovvero, è categorico il ministro, "il Senato non elettivo non si tocca". Ma già si diffonde la voce dell'intenzione della maggioranza di ricorrere alla 'tagliolà, ovvero il contingentamento dei tempi, sia per la discussione che per le votazioni. L'obiettivo del premier, del resto, è di incassare il primo via libera al ddl costituzionale prima della pausa estiva. E così, a nulla valgono gli appelli del Pd e di Forza Italia alle opposizioni a sfoltire l'ingente mole di emendamenti. Dopo una riunione tra M5S, Lega, Sel, Gal, e alcuni dissidenti di Pd e FI, c'è il secondo round della capigruppo: "Le nostre proposte sono le stesse di sempre - riassume Loredana De Petris - cioè Senato elettivo, riequilibrio dei poteri con la Camera, referendum. Vogliamo una risposta scritta". Ma la trattativa, per il premier e la maggioranza (più morbida, invece, la posizione degli azzurri) è ormai giunta alla dead line. E così, si decide per la tagliola, le opposizioni insorgono, scoppia la bagarre in Aula quando il presidente Pietro Grasso elenca il timing: 135 ore complessive in due settimane per ddl riforme e decreti in scadenza, di cui 120 per le riforme. E ancora, 20 ore dedicate al dibattito, 80 alle votazioni. Secondo Calderoli, una scelta inutile, visto che "sarà comunque impossibile licenziare il ddl entro l'8 agosto". Lega, 5 Stelle e Sel annunciano battaglia, accusano Renzi di aver dato un colpo ferale alla democrazia e abbandonano l'Aula per andare in corteo al Colle.