Attualità

Riforma costituzionale. Il Senato dei cento arriva in aula

lunedì 14 luglio 2014

​Per la riforma del Senato comincia la settimana decisiva. Alle 11 il disegno di legge Boschi arriva all'esame dell'aula di Palazzo Madama con l'obiettivo di Renzi di incassare il primo sì entro la fine della settimana. Dopo tre mesi di discussione e di voti in Commissione affari costituzionali, il governo spera che il cammino delle riforme sia ora più agevole e che l'aula non faccia scherzi. I lavori sono iniziati con gli interventi dei due relatori Anna Finocchiaro, che ha definito storica la riforma,  e Roberto Calderoli che ha ringraziato per la fiducia accordatagli nominandolo relatore (è come dare la pistola ad un killer) e criticato le 800mila firme per il referendum. Subito dopo è iniziata la discussione generale e sono state bocciate le due pregiudiziali di costituzionalità da parte del M5S e di Sel con alcuni fuoriusciti del M5s.  Potrebbero slittare i tempi visto per l'elevato numero di senatori, 124 iscritti a parlare e le 30 ore di dibattito "stimato". La tabella di marcia della vigilia era serratissima: entro domani gli emendamenti, votazioni da mercoledì, approvazione entro venerdì ma il rischio di uno slittamento è concreto. Il percorso della riforma non sarà comunque rapido. LA DOPPIA LETTURA E L'INCOGNITA REFERENDUM. Trattandosi di una riforma costituzionale, essa ha infatti bisogno di quella che in gergo si chiama "doppia lettura conforme": il Senato e la Camera dovranno votare l'identico testo per ben due volte. Se cambia una virgola, si ricomincia da capo. Tra una lettura e l'altra devono passare almeno tre mesi: ciò vuol dire che saranno necessari parecchi mesi. Potrebbe essere necessario un ulteriore passaggio: quello del referendum confermativo, che la Costituzione rende possibile se la riforma non viene approvata con i due terzi dei voti in ciascuna Camera. Da qui l'importanza di avere quell'ampia maggioranza sulla quale Renzi è sicuro di portar contare.  In tal caso ci sarebbero tre mesi di tempo per raccogliere le firme. Raccolte le firme, il referendum deve tenersi in una domenica compresa tra il cinquantesimo e il settantesimo giorno dall'indizione: se tutto va bene, spiegano i tecnici, si arriverebbe così a metà giugno del 2015.

RENZI: AVREMO LARGA MAGGIORANZA. Matteo Renzi punta il dito contro chi frena, "non si rassegnano che non ci sia più indennità per i senatori" ha detto ieri, e i frondisti Pd e Fi mettono il broncio, per essere stati additati come gente che pensa solo allo stipendio. Ma il premier tira dritto. "È una rivoluzione di buon senso, avremo una maggioranza molto ampia al Senato, i politici hanno capito che così non si va avanti". Domani sera ci sarà una riunione dei gruppi Pd di Senato e Camera, cui parteciperà anche ilpremier.  Sarà l'occasione per un confronto dopo i malumori dei "frondisti" per la scelta di Renzi di etichettare spicciamente i frondisti come coloro che non si rassegano a perdere lo stipendio da senatore. "Non è vero - si inalbera Vannino Chiti, senatore dem -. È assurdo sostenere che chi propone una riforma costituzionale diversa vuole difendere l'indennità 

L'ULTIMATUM DI GRILLO Il tandem Grillo-Casaleggio, via web lancia a Renzi un ultimatum per l'incontro sulla legge elettorale: "Il M5S ha messo alla prova la velocità di Renzi e ne ha constatato la lentezza da bradipo. Aspettiamo una risposta nelle prossime 24 ore". Ma è lo stesso premier a dire al Corriere della Sera che martedì (ma forse già oggi) verrà recapitata "una puntuale risposta del Pd, argomento per argomento", al decalogo M5s. Il ministro Boschi, che non esclude un referendum finale sulle riforme, conferma: "l'incontro ci sarà, il tavolo è aperto". Intervistata dal Messaggero, Boschi apre a modifiche al testo ma solo col consenso "di tutti i partiti che hanno concorso a definire la riforma". E anche sull'immunità "esistono varie ipotesi sul tappeto compreso il ritorno all'insindacabilità. Ma devono essere i partiti ad esprimersi in modo concorde". Grillo oggi pomeriggio sarà in Senato per incontrare i suoi ed elaborare una strategia. Non è escluso che possa partecipare al vertice con Renzi sulla legge elettorale. Smentita invece la manifestazione di piazza annunciata da alcuni esponenti su Facebook.   CENTRISTI E RIBELLI DI FI IN RIVOLTA. Infine si inalberano i centristi, preoccupati dall'intesa sull'Italicum tra Silvio Berlusconi e l'inquilino di Palazzo Chigi, che blinda il Patto del Nazareno e taglia fuori M5s, Ncd, Lega, Sel, Fdi. Preferenze e soglie di sbarramento più basse, chiedono loro. E Fabrizio Cicchitto si spinge fino a dire che il Ncd può "lasciare dal governo", se Renzi non ascolta. E poi avverte Berlusconi: "Non abbiamo alcuna intenzione di tornare all'ovile, men che meno costretti da una legge elettorale. Anche perché non c'è alcun ovile a cui tornare". E Alfano, con un'intervista a Repubblica, intanto propone a Renzi "un patto per i mille giorni ma chiede di superare del tutto l'articolo 18" e modifiche sull'Italicum. Grande agitazione dunque anche tra i senatori ribelli di Pd e Fi, che obtorto collo vedono la riforma del Senato in dirittura d'arrivo. "Stiamo sbagliando. Sembriamo ipnotizzati da Renzi. Non è accettabile che, nel silenzio del nostro partito, Renzi si permetta di ridicolizzare alcuni nostri senatori solo perché la pensano diversamente", si intesta la battaglia l'europarlamentare di Fi Raffaele Fitto, in una lunga lettera aperta a Berlusconi, mentre è ancora in forse la riunione del Cavaliere con i parlamentari azzurri, martedì.

LA LEGA AVVERTE: NOSTRO SI' NON SCONTATO "Per ora non c'è niente di scontato, ci sono state date alcune garanzie dobbiamo vedere se saranno rispettare". Così Matteo Salvini sul voto della Lega Nord al ddl costituzionale. "Non vorrei che la fretta sia cattivissima consigliera, non vorrei che per fare il 'selfiè di Ferragosto, Renzi dia vita a un'accelerazione che ci riporti indietro e cancelli i territori", ha proseguito il segretario federale del Carroccio alla presentazione di un libro con il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, al circolo della stampa di Milano. "Io voto quello che serve a migliorare la vita della persone, non voto quello che, figlio della fretta non serve".