Attualità

LA SCUOLA CHE RIEDUCA. «Sei in condotta? Ai servizi sociali» Nel Veronese i bulli aiutano gli anziani

Francesco Dal Mas mercoledì 29 febbraio 2012
Serve davvero confinare lo studente indisciplinato dietro la lavagna, o sospenderlo dalle lezioni? All’Istituto professionale "Giuseppe Medici" di Porto, in provincia di Verona, credono di no. Gli allievi che prendono tre note in condotta vengono invitati, pertanto, a svolgere servizio sociale presso la casa di riposo di Legnago, 158 ospiti, in gran parte non autosufficienti. Persone che hanno bisogno di un accompagnamento diretto, meglio se da parte di giovani. Uno studente di seconda ed una studentessa di terza hanno accettato quest’esperienza per “compensare” la loro cattiva condotta e al termine di una settimana di servizio hanno ammesso che «è stato di grande umanità», ne sono stati entusiasti. Anzi, hanno specificato che vale la pena ripetere l’esperienza, diffonderla, anche al di fuori dell’obbligo di “riparazione”. Detto fatto, tra le due realtà è maturato un accordo che prevede, appunto, l’inserimento di studenti alla ricerca di un senso della vita. Non è facile accompagnare l’anziano o il disabile in carrozzella, lo è forse di più predisporre la tavola per il pranzo o la cena, lo è sicuramente di meno assisterlo mentre mangia. Il presidente della casa di riposo, Roberto Groppello, si è detto più che soddisfatto dell’esperienza, anche perché la presenza di giovani fra tanti anziani è stata di assoluto e generale gradimento. Uno dei maggiori problemi dell’istituto consiste infatti nello spostare i 112 ospiti in carrozzina per le attività pomeridiane nel salone, le tombole e i vari laboratori. «I due studenti, accolti come nipoti dai nostri anziani, sono stati perciò preziosi a questo riguardo. Ecco perché proseguiremo la collaborazione con il Medici iniziata a dicembre quando nove ragazze dell’Alberghiero servirono a tavola all’annuale cena del volontariato». Ma la soddisfazione maggiore l’ha ammessa la scuola. «Riteniamo che i provvedimenti disciplinari non debbano essere fini a se stessi poiché sarebbe troppo comodo per gli interessati, oltre che inutile sotto il profilo formativo, sospenderli e lasciarli a casa da scuola – ha detto Maria Pia Fortuna, vicepreside –. Piuttosto, devono tradursi in un’opportunità per cercare di educare gli studenti ribelli e maleducati impegnandoli in qualcosa di utile per sé e per gli altri in modo da renderli consapevoli sugli errori commessi». La professoressa Fortuna non vuol sentir parlare di punizione. E ha ragione. La casa di riposo è un luogo di umanità, di sofferenza, a volte di solitudine, dove però l’assistenza è comunque premurosa. «Non voglio parlare dunque di punizione – spiega – semmai di un arricchimento personale, com’è avvenuto con un analogo progetto avviato alcuni anni fa con i disabili della Piccola Fraternità. E come succede ogni giorno anche a scuola, dove chi non rispetta le regole offende compagni e docenti o provoca danni deve prestare servizio in cucina piuttosto che ripulire il cortile o lavorare nelle serre».