Attualità

Secondo noi. Strategie e smanie madri d'ingiustizia

Avvenire martedì 28 luglio 2020

Marco Cappato (a sinistra) e Mina Welby (seconda da sinistra) con gli avvocati dopo l'assoluzione nel processo per la morte di Davide Trentini

Le abbiamo chiamate così tante volte «sentenze creative» che la cosa sembra non avere più senso. Bisogna forse cominciare a parlare di strategia per la «creazione di sentenze» con stesso letale fine ideologico. Così pure nel caso Trentini. La legge fissa un principio (qui che il suicidio è tragedia da non incentivare), la Consulta indica i limiti interpretativi della norma, eppure spunta sempre qualche giudice che svuota la legge e smonta anche i paletti della Corte costituzionale. La smania di condannare è madre di ingiustizia, come la smania di assolvere a ogni costo.

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