Attualità

ISTRUZIONE. Scuole serali, riforma con molti interrogativi

Paolo Ferrario sabato 6 novembre 2010
Le scuole serali cambiano pelle, diventano Centri provinciali per l’istruzione degli adulti e stringono un “Patto formativo individuale” con gli studenti. A partire dal prossimo anno scolastico, scatterà infatti il riordino avviato nel 2007 dall’allora ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni e arrivato soltanto ora all’approvazione dello schema di Regolamento, licenziato nei giorni scorsi dal Senato.Questi i principali «elementi chiave» che caratterizzano il riordino: innalzare i livelli d’istruzione dell’utenza debole (per questa ragione, gli adulti che già possiedono un diploma o una laurea non potranno più iscriversi ai Centri, come invece avviene oggi, per conseguire ulteriori diplomi o certificati relativi ai corsi di lingua straniera o informatica); rafforzare l’identità dell’offerta formativa, articolando i Centri in «reti territoriali di servizio»; valorizzare i saperi degli adulti, anche “personalizzando” le attività (per non più del 10% del monte ore, mentre un altro 20% sarà fruibile a distanza), attraverso il Patto formativo individuale; rendere l’offerta dei servizio più vicina all’utenza, per «raggiungere un maggior numero di adulti con costi più contenuti»; garantire la più ampia spendibilità dei titoli e delle certificazioni.In sintesi, i nuovi Centri provinciali prenderanno il posto, da un lato dei Centri territoriali permanenti, sorti a loro volta dall’esperienza dei cosiddetti corsi 150 ore per favorire l’adempimento dell’obbligo scolastico in età adulta. Dall’altro, i nuovi Centri assorbiranno gli istituti di istruzione secondaria superiore gestori di corsi serali per il conseguimento del diploma di scuola superiore. Complessivamente, i Centri provinciali saranno al massimo 150, vale a dire uno per provincia più 5 o 6 per ciascuna delle maggiori aree metropolitane.Come stabilito dal Regolamento, «ai Centri possono iscriversi gli adulti in età lavorativa (15-64 anni), anche immigrati, che non abbiano assolto all’obbligo di istruzione o che non siano in possesso di titoli di studio di scuola superiore, nonché coloro che abbiano compiuto il 16esimo anno di età e che non siano in possesso del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione (scuola media ndr.) o che non abbiano adempiuto all’obbligo di istruzione».I “percorsi di istruzione” saranno di I e II livello. Il primo livello, suddiviso in due periodi didattici, consentirà di conseguire il diploma di scuola media più il primo biennio delle superiori, così da completare il percorso dell’obbligo scolastico. Il secondo livello, articolato in tre periodi didattici, è finalizzato al conseguimento del diploma di istruzione tecnica o professionale.I percorsi di primo livello avranno una durata di 400 ore, incrementabili fino a un massimo di 200 ore «in assenza della certificazione conclusiva della scuola primaria»; i percorsi di II livello avranno un orario complessivo obbligatorio pari al 70% di quello previsto ai corsi diurni degli istituti tecnici o professionali. In pratica, dalle attuali 28 ore settimanali si scenderà a 23 ore.Infine, la valutazione degli studenti sarà definita a partire dal Patto formativo individuale, «in modo da accertare le competenze degli adulti comunque acquisite anche in contesti informali», come, per esempio, sul posto di lavoro. Entrambi i percorsi, di I e II livello, si concluderanno quindi con un esame di Stato.