Attualità

La riforma. Scuola, l'ultima sfida sulle assunzioni

Roberta D'Angelo martedì 23 giugno 2015
È il giorno della verità sulla riforma della 'Buona scuola' firmata da Matteo Renzi. Governo e commissione hanno lavorato fino a notte, ieri, al maxiemendamento che dovrebbe far rientrare almeno in parte i malumori della sinistra dem, per consentire al premier di proseguire sulla linea dura: niente decreto per le assunzioni. Il Parlamento dovrà scegliere tra la regolarizzazione di 100mila precari o l’assunzione di 20mila insegnanti come previsto dal turn over, è la sfida lanciata apertamente dal presidente del Consiglio. Se i tremila emendamenti saranno confermati (come subemendamenti alla proposta modificata), allora il testo rivisitato arriverà spedito in aula e già dopodomani potrebbe essere votata la fiducia. Contro il parere del presidente del Senato Grasso. Ore convulse, dunque, fino a quando questa mattina si chiuderà la trattativa. Molti i punti accolti dall’esecutivo, che può contare solo su pochi voti di vantaggio in Senato, dove comunque dovrebbero registrarsi assenze strategiche nei banchi di Verdini e compagni, decisi a fare il gioco dell’esecutivo. Mentre si attende la conferenza dei capigruppo, che – oltre a fissare il calendario sulla 'Buona scuola' – potrebbe decidere anche per il rimpasto delle commissioni, argomento che potrebbe convincere qualcuno a non andare oltre con il braccio di ferro. Ieri, insomma, il premier ha dato l’aut aut, consapevole di mettersi contro il numero uno di Palazzo Madama. «Per quello che ci riguarda è del tutto evidente che se la riforma passa, ci saranno 100mila assunzioni, se la riforma non passa o non passa in tempo, le assunzioni saranno quelle del turn over,  che sono circa 2022mila persone». Niente stralcio attraverso un decreto ad hoc, conferma il segretario del Pd: «Le valutazioni dipendono dal Parlamento». Ancora una volta il capo del governo spiega che con il sistema attuale non si possono aumentare gli organici, cosa resa possibile dalla ratio della riforma, «con l’introduzione dell’organico funzionale e quindi la possibilità di avere più professori». E allora Renzi ha dato mandato ai suoi ministri di accogliere quelle modifiche che non minano l’impianto. I relatori Franco Conte (Ap) e Francesca Puglisi (Pd) spuntano la possibilità di assumere anche i 6.500 docenti idonei del concorso del 2012 (uno dei punti indispensabili, secondo il bersaniano Gotor), l’ampliamento da due a quattro dei docenti della commissione di valutazione dei professori, e un tetto di 100mila euro per lo school bonus, le donazioni delle aziende alle scuole. Ma la minoranza democratica cerca di strappare più cose possibili fino a questa mattina, quando il presidente della commissione Andrea Marcucci stabilirà i termini per la presentazione dei subemendamenti e il governo tirerà le somme: nel caso di conferma dell’ostruzionismo, il passaggio in aula per la fiducia è ormai scontato. Alla sinistra dem, l’idea della fiducia non piace affatto. Ma non per questo molti non si allineeranno per disciplina di partito. In pochi se la sentono di sfiduciare l’esecutivo, con conseguenze incerte e senz’altro poco rassicuranti. Non altrettanto 'responsabile' l’atteggiamento delle opposizioni. Da Sel Vendola parla di «ricatto» di Renzi sulle assunzioni. «Ogni giorno il presidente del Consiglio ripete il suo ricatto: o la riforma della scuola passa come la voglio io o ne faranno le spese i 100mila precari che dovrebbero essere assunti. È un ricatto ignobile e indecente», commentano la presidente del Gruppo Misto-Sel Loredana De Petris e la senatrice Alessia Petraglia. I 5 Stelle tempestano i social network con accuse alle decisioni renziane. «No alla controriforma della scuola di Renzi, si facciano subito le assunzioni: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sul ricatto occupazionale», scrive Riccardo Fraccaro, per il quale dare la responsabilità al Parlamento per le assunzioni è «un atteggiamento vile e intollerabile che rappresenta plasticamente la deriva autoritaria di questo governo». Anche Forza Italia e Lega restano gelide di fronte alle proposte di modifica, che pure cercano di assorbire nel nuovo testo alcune richieste degli azzurri. Dunque tra due giorni si dovrebbe arrivare alla prova del voto. Nel Pd si mette in conto qualche defezione, anche stando alle dichiarazioni dell’ala più dura. Per Walter Tocci e Corradino Mineo, «Renzi usa i precari come strumento di pressione per far passare una legge sbagliata».