Attualità

IL NUOVO FRONTE. Scontro sull'Iva, Letta-Alfano: no all'aumento

Eugenio Fatigante venerdì 30 agosto 2013
Giusto il tempo di archiviare l’"esultanza" governativa per l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, e già nella maggioranza si apre un nuovo fronte. Oggetto, stavolta, l’altro incremento tanto temuto sin dalla formazione del governo, quello dell’Iva. Ad aprire i giochi è stato Stefano Fassina: l’assorbimento delle poche risorse disponibili con la cancellazione di ambedue le rate dell’imposta rende «irrimediabile» quest’altro inasprimento che, dopo il rinvio di luglio, scatta il 1° ottobre (quando l’aliquota più alta salirà dal 21 al 22%), è stato il ragionamento del vice-ministro dell’Economia in quota Pd. «Straparla, è rabbioso e rosicone», gli ha risposto brutalmente Renato Brunetta, l’economista capogruppo del Pdl alla Camera. Il partito ha ribadito la linea con le parole del segretario (nonché vicepremier) Angelino Alfano: «Ora più importante evitare l’aumento dell’Iva, sono fiducioso che riusciremo a centrare questo obiettivo» (posizione rafforzata in serata anche da Berlusconi). E - in silenzio il ministro del Tesoro Saccomanni - in campo è sceso anche il premier Enrico Letta: «Faremo di tutto, ogni sforzo per scongiurarlo». Un impegno netto, rassicurazioni forti che fanno capire quanto l’asse Letta-Alfano sia pronto a spendersi anche su quest’altra questione.In ogni caso, Fassina ha messo il dito nella piaga. E ha portato alla luce del sole timori che il varo del decreto dell’altroieri non ha cancellato (come dimostra anche l’intervento della Ue). Fassina, nel suo solito stile "controcorrente", ha sviluppato considerazioni tutt’altro che peregrine: «Dedicare un miliardo per eliminare l’Imu per meno del 10% degli immobili di maggior valore, ha sottratto risorse preziose per finanziare il rinvio dell’aumento Iva grazie alla "vittoria" del Pdl sull’Imu». Gli ha dato man forte Graziano Delrio, ministro per gli Affari regionali: «È chiaro che sull’Iva avremo qualche problema in più, Fassina ha ragione». Nel Pd è però in disaccordo il responsabile economico Matteo Colaninno, che ricalca le parole di Letta («Faremo ogni sforzo»).Quello di Fassina, tuttavia, è un discorso basato sulle cifre. Non per niente mercoledì, al di là dell’impegno politico a non far pagare pure la rata Imu di dicembre, il governo non ha trovato per ora i fondi necessari (rimandati alla legge di stabilità di metà ottobre), limitandosi ad assicurare solo i 2,4 miliardi dovuti per la rata di giugno. E lo ha fatto, per di più, sciorinando una copertura multipla, dall’"altra" Iva (quella che si incasserà sui debiti rimborsati dallo Stato) alle entrate dai gestori dei giochi.Il ragionamento è matematico, e anche temporale: per coprire la rata di dicembre vanno trovati 2 miliardi entro 45 giorni, mentre per scongiurare l’Iva più cara per 3 mesi serve un altro miliardo (che vuol anche dire 4 miliardi per l’intero 2014) e in un arco più ristretto (un mese). E non è tutto: sono rimaste scoperte le missioni internazionali dei nostri militari, anch’esse da rifinanziare (per 400 milioni), così come in breve tempo si dovranno trovare altri 500 milioni almeno per dare nuova linfa alla Cassa integrazione, messa a dura prova in questo 2013. Tirando le somme, sono 4 miliardi di euro che vanno ancora individuati: operazione resa ancor più difficile dal fatto che andranno reperiti in un periodo assai ristretto (l’ultimo quadrimestre). Proiettata sull’intero anno, equivale a una manovra da 12 miliardi, non proprio uno scherzo. Senza contare che i tagli di spesa, a meno di non farli in modo lineare (che non rientra nella "filosofia Letta-Saccomanni"), producono scarsi effetti sul piano immediato. Viene da pensare che si ricorrerà a nuove tasse. Ma in conferenza stampa, mercoledì, Letta ha assicurato che «matureranno altre coperture» e che non ci saranno rincari fiscali. Staremo a vedere.C’è poi un altro elemento che suscita qualche interrogativo. L’Imu prima casa era, come si suol dire, un’imposta "strutturale", nel senso che si sapeva che avrebbe dato 4 miliardi ogni anno. Ora è stata tolta, ma con una copertura che (almeno per 2,2 miliardi circa della prima rata) è in larga parte una tantum. Questo, oltre a rappresentare una buona notizia nel 2013 per i proprietari di casa, fa pensare, però: perché nel 2014 questi 2,2 miliardi (in attesa delle coperture della seconda rata) andranno comunque garantiti dalla Service tax, a meno di non attendersi un "bottino-extra" dalla minore spesa per interessi prodotta dal calo dello spread. Il governo ripete che con la nuova tassa gli italiani pagheranno meno del binomio Imu+Tares (che vale altri 2 miliardi nell’anno). Torneranno alla fine i conti? Questa è la grande scommessa.