Attualità

SANITA'. Sciopero delle sale-parto 1.100 nascite in meno

Amelia Elia mercoledì 13 febbraio 2013
A Milano, ieri, almeno quindici bambini non sono nati: qualcuno, arrivato in anticipo, festeggerà il compleanno l’11 febbraio mentre i ritardatari – non per colpa loro – soffieranno sulle candeline il 13 o il 14. Nascite ridotte ai minimi termini, ieri. E non solo a Milano: in tutta Italia sono più di un migliaio i parti programmati che sono stati anticipati o rimandati a causa del primo sciopero dei ginecologi. Bloccate le nascite, gli esami e le visite negli ospedali pubblici e privati, garantire solo le urgenze. Non uno sciopero contro mamme e bambini ma – al contrario – una protesta per garantire servizi migliori e sicurezza. Ai pazienti ma anche ai loro medici: «Dobbiamo far conoscere a tutti la disastrosa situazione nella quale ginecologi e ostetrici si trovano a operare quotidianamente» spiega Nicola Surico, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia. Tre sono i principali motivi dello sciopero: «I recenti tagli previsti al sistema sanitario nazionale, l’insostenibile crescita del contenzioso medico-legale e – spiega Surico – la riforma dei punti nascita del 2010. Quel provvedimento prevedeva la chiusura di tutti i reparti che svolgevano meno di 500 parti l’anno. A distanza di due anni dobbiamo constatare che gran parte di quella riforma è rimasta solo sulla carta». Inoltre, prosegue il presidente della Sigo, «l’insostenibilità dei costi delle polizze assicurative, la difficoltà a sottoscriverle con costi elevatissimi e il mancato obbligo della tutela assicurativa da parte delle aziende ci pone in seria difficoltà dovendo  obbligatoriamente contrarre un’assicurazione professionale entro il 13 agosto 2013».L’adesione è stata massiccia, al 90%, essendo la protesta sostenuta Fesmed, Aogoi, Sigo, Agui, Agite, Sieog e Aio, le principali sigle di categoria. Alla mobilitazione hanno preso parte – con la formula dello sciopero di solidarietà – anche un elevato numero di ostetriche e di medici appartenenti ad altre specialità.Dopo questa protesta resta lo stato di mobilitazione – spiegano le associazioni dei ginecologi – e tra un mese circa potrebbe essere indetto un nuovo sciopero. Questa volta di due giorni.