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Il nodo. Schlein dà un ultimatum a Emiliano: «Puglia, non basta un mini-rimpasto»

Roberta d'Angelo venerdì 12 aprile 2024

Il governatore pugliese Michele Emiliano con Elly Schlein, la segretaria del Pd

Chiusa nel suo ufficio, Elly Schlein riflette solo con pochi fedelissimi per trovare una via di uscita dalla “trappola” architettata da Giuseppe Conte. Tutte le pratiche sono sospese: c’è da risolvere la questione Puglia e la segretaria del Pd non riesce a sbollire la rabbia nei confronti del presidente di M5s, ma anche e soprattutto con il “suo” governatore Michele Emiliano, che da sempre gioca di sponda con l’ex premier. Il presidente pugliese dice che non intende “azzerare” la giunta, ma «solo completare i buchi» e «continuare a lavorare con serenità. Mi mancano due assessori». Per Schlein la questione è ben più complessa e avrà un prezzo molto alto in vista delle scadenze elettorali imminenti.

Perciò a sera arriva la linea. «Ho chiesto al presidente Emiliano di dare seguito a quello che ho detto venerdì scorso a Bari: tenere lontani trasformisti, transfughi dal centrodestra e persone sul cui rigore morale vi sia la minima ombra», avverte la leader dem. «Nel Pd che stiamo ricostruendo gli interessi sbagliati e le modalità opache devono trovare porte chiuse e sigillate. Mi aspetto che proceda dunque a un netto cambio di fase che non può tradursi in una mera sostituzione di chi è uscito, ma solo in un concreto rinnovamento degli assetti di governo regionale che sancisca un nuovo inizio, su basi diverse. Su questa linea confido che il presidente Emiliano operi in tempi brevi e con risultati tangibili».

Le stesse richieste, con altrettante perplessità per la sottovalutazione del problema, erano arrivate anche da Stefano Bonaccini. «Sono sicuro che Michele Emiliano sia una persona perbene. È evidente che di fronte a questi fatti servirebbe una ripartenza con segnali di novità e andrebbero condivisi, visto che governa con Schlein e Conte. Penso che servirebbe un fatto nuovo per ripartire e dare un ordine alla conclusione della legislatura». Quanto a Conte, per il presidente del Pd, «ha diritto di pretendere che di fronte a fatti gravi ci si comporti come di dovere». E però, aggiunge il governatore emiliano, «il Pd non vuole prendere lezioni da nessuno, perché è un partito fatto nella stragrande maggioranza da persone perbene».

Messo alle strette, il presidente della Puglia cambia registro e si mette in linea con il Nazareno. «Darò seguito alle indicazioni della segretaria con la quale condividiamo la necessità di voler dare il segno a un netto cambio di fase che dia il senso di una storia dedicata al presidio di legalità e alla lotta a ogni forma di criminalità anche attraverso l’attività politica quotidiana», dice Emiliano.

Per la leader dem è un primo passo. Ma la strada da fare è ancora molta ed è tutta in salita, ormai. L’asticella del 20 per cento alle europee, con l’entusiasmo per la sfida che vorrebbe confermasse il Pd primo partito delle opposizioni per ora sono auspici accantonati. Anche il lavoro sulle liste da chiudere entro il 28 viene rallentato. Di conseguenza non ci sono date per la Direzione che dovrà dare il via libera alle liste e che la segretaria avrebbe voluto riunire non oltre il 18. Per ora per lunedì è fissata la Direzione del Pd pugliese, che continua a sostenere Vito Leccese, in attesa di eventuali passi indietro del candidato 5s Michele Laforgia.

Ma da via di Campo Marzio le notizie vanno in tutt’altra strada. Giuseppe Conte serra i ranghi del Movimento e con la vicepresidente vicaria Paola Taverna (che ha la delega ai territori) vede tutti i coordinatori regionali. Il leader pentastellato rimette mano ai tanti dossier elettorali.

Insomma, tutto potrebbe cambiare in queste ore. E nel Pd da sempre diviso sul gradimento dell’alleanza giallo-rossa, è ancora Nicola Zingaretti ad appellarsi all’ex premier perché si unisca in «uno sforzo collettivo» per «costruire una alternativa» alla destra. Gli altri partiti di minoranza che attendono.