Attualità

Il giornale di strada. Gli altri siamo noi, i primi 25 anni di Scarp de' tenis

Paolo Lambruschi mercoledì 28 aprile 2021

Un quarto di secolo con la polvere sotto le scarpe. E' in distribuzione sulle strade e in molte parrocchie il numero 250 di Scarp de' tenis - street magazine mensile che esce ininterrottamente dal 1996, promosso dalla Caritas Ambrosiana e diretto da Stefano Lampertico - in una edizione speciale con grandi firme del giornalismo, della cultura e della solidarietà per celebrare il quarto di secolo del mensile dei senza dimora realizzato dalla Caritas Ambrosiana.

In 25 anni ha dato voce al popolo della strada, che spesso qui scrive in prima persona, e al mondo della grave emarginazione comunicando efficacemente grazie a nuovi linguaggi e all'alleanza con mondi diversi come quello della cultura, del fumetto, della musica. Una sorta di contaminazione, come si evince già dalla testata che prende il nome dalla famosa canzone di Enzo Jannacci dedicata a un "barbùn" e che da Milano ha saputo conquistare molte altre città italiane. Un caso unico nel panorama editoriale.

Strada che per effetto delle migrazioni è mutata. Gli homeless oggi sono più giovani, potenzialmente più capaci di contribuire alla società di ieri e nonostante ciò restano tagliati fuori e due grandi crisi hanno retrocesso agli ultimi posti chi stava un poco più avanti nella fila allargando la platea. Oggi si può essere poveri pur avendo un lavoro.

Tracciano un affresco inusuale del Bel Paese due ex direttori di grandi giornali, Carlo Verdelli e Ferruccio De Bortoli, e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. E ancora il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti e don Virginio Colmegna che da direttore di Caritas Ambrosiana nel 1996 volle fondare Scarp de’ tenis con l’intento di «dare voce a chi non ha voce».

Ne viene fuori un affresco dove, per una volta, il “mondo di sopra” di chi ce la fa e quello “di sotto” dei sommersi, sono compresi in un unico quadro grazie al quale lo sguardo può proiettarsi in avanti ed immaginare un futuro migliore. Un futuro dove tutti possono trovare un posto, come nella grande casa che l’architetto e designer Michele De Lucchi disegna in copertina, facendosi ispirare da cartoni che i senza tetto usano per giacigli: «Un tesoro costruito mattone sopra mattone, emozione dopo emozione». Un futuro dove finalmente “Gli altri siamo noi”, come recita il titolo .

Ad arricchire il numero-anniversario, tra l'altro, le rubriche degli editorialisti che si sono aggiunti negli anni Piero Colaprico, Alex Corlazzoli, Giangiacomo Schiavi, Bianca Stancanelli, Giorgio Terruzzi. Un pezzo ironico e divertente di Giacomo Poretti. Tre racconti inediti: di Daniela Palumbo, Giuseppe Catozzella e Antonella Cilento. Le interviste alla sociologa Chiara Saraceno e all’attrice Marisa Laurito. Le illustrazioni di Mauro Biani, Angelo Fiombo, Grazia Sacchi, Giampaolo Zecca, Andrea Bianchi Carnevale. E infine il viaggio nelle canzoni di Jannacci che parlano degli ultimi, dei più fragili.

Insieme alla grave emarginazione tanti i temi toccati: la precarietà del lavoro, il Terzo Settore, lo spreco alimentare, la conversione all’ecologia integrale invocata da Papa Francesco.

«Credo che senza questo giornale la città sarebbe più muta, la distrazione sarebbe più autorizzata, e chi passa oltre indifferente avrebbe meno sensi di colpa», nota l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, che ha voluto inviare alla redazione in questi giorni un messaggio di augurio.

IL TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO DI DELPINI

«L’intuizione originaria che pareva quasi impossibile, “dare voce a chi non ha voce”, si è fatta metodo. Oggi Scarp non è più una scommessa di cui solo una lucida follia poteva assumersi il rischio, ma è un prodotto editoriale di tutto rispetto – spiega Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana –. La redazione si è consolidata ed è riuscita a ottenere l’apprezzamento e l’affetto di molti professionisti che sono diventati i principali supporter della testata. I senza tetto non sono più questuanti che elemosinano l’obolo, ma venditori orgogliosi di proporre al loro pubblico un giornale ben fatto e nel quale possono riconoscersi. Auguro alla rivista di continuare a tenere alta l’attenzione per le persone più fragili. Solo così riusciremo a costruire delle comunità ecclesiali e civili migliori e attente agli altri».

«L’esperienza di questo “giornale di strada” può e deve essere un esempio per ognuno di noi – scrive don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, nel suo saluto – Uno sprone a raccogliere la sfida sempre ricca di volti, di persone, di storie, di quella concretezza che attiva processi di cambiamento, mobilita risorse, combatte l’indifferenza con l’attenzione all’altro. Una strada da fare insieme perché tutti siamo e dobbiamo sentirci chiamati a “fare la storia”, a farci prossimo di quanti incontriamo lungo il cammino».

Alcune delle primissime copertine del mensile Scarp de' tenis - Archivio Scarp de' tenis

Scarp è venduto in strada e davanti alle parrocchie a Napoli, Torino, Vicenza, Venezia, Cremona, Varese, Como, Firenze, Rimini, Verona e Genova. Viene diffuso in 20 mila copie ogni mese e dà lavoro a più di 130 persone in tutta Italia: gravi emarginati, disoccupati, persone che vogliono integrare i redditi minimi. Nei mesi scorsi, durante il lockdown dovuto alla pandemia quando i venditori non hanno più potuto incontrare gli acquirenti, il giornale ha potenziato il servizio di social shop (www.social-shop.it). Nell’edicola virtuale è possibile abbonarsi, acquistare i numeri della rivista in versione digitale, ordinare i gadget.

Nel 2014, Scarp de’ tenis ha ricevuto dal Comune di Milano la Benemerenza Civica. Ha vinto nel 2015 Il Premiolino, nel 2017 il Premio Internazionale Biagio Agnes, nel 2019 il Premio Buone Notizie e il Premio UCSI Notte di Natale.