Attualità

Saronno. I delitti in ospedale. Si indaga su 50 morti. E sulle complicità

Lucia Bellaspiga venerdì 2 dicembre 2016

I carabinieri all'ingresso dell'ospedale di Saronno (Fotogramma)

Forse non ha ancora toccato il fondo, la vicenda dell’ospedale di Saronno, sempre più agghiacciante man mano che le indagini scoperchiano azioni e conversazioni più adatte a una sanguinaria tragedia greca che a una cronaca, seppure nera. Quante saranno alla fine le vittime dell’anestesista, il dottor Leonardo Cazzaniga, e della sua amante, l’infermiera Laura Taroni, arrestati per cinque presunti omicidi? Sono 50 le cartelle cliniche sequestrate dai Carabinieri, con il sospetto che molti altri siano i pazienti eliminati al pronto soccorso lombardo con il famigerato 'protocollo Cazzaniga', cocktail mortale di farmaci efficace in pochi minuti. Ma quante altre vittime troveremo, nella scia di disperazione lasciata dal loro delirio di onnipotenza eutanasica?

Certamente i familiari dei pazienti uccisi. E soprattutto i due figlioli di Laura Taroni, accusata di aver ucciso suo marito e la sua stessa madre (il papà e la nonna materna dei due piccoli). Un giorno i due bambini sapranno che nella lista delle persone da eliminare c’erano anche loro, offerti dalla donna come estremo sacrificio umano sull’altare dell’amante, e poi forse gra- ziati: «Per te potrei ucciderli – si legge dalle intercettazioni –, sei l’uomo più importante del mondo».

Di più: dalle indagini emerge che il più grande dei figli, allora 10 anni, supplica di dargli meno farmaci, mentre l’amante della madre lo abitua a dosi sempre maggiori di tranquillanti. «Pure le gocce? Stamattina non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, potrei fare a meno delle gocce?», chiede il bimbo. La madre lo blandisce, «amore, mal che vada dormi un po’ di più», l’anestesista insiste, «alla pastiglia ormai sei assuefatto »... Assuefatto anche a crescere nella casa dell’orco delle peggiori fiabe, al punto da chiedere alla madre: «La nonna Maria la facciamo fuori?», e lei lo rassicura, «la possiamo far fuori quando vogliamo, e anche la zia Adriana». Chi guarirà questi bambini?

«Sconvolto» è il personale medico e ne ha ben donde. Perché l’ipotesi più paurosa è che molti sapessero, tant’è che tra medici e dirigenti gli indagati sono 14. Tra questi la dottoressa Simona Sangion, accusata di aver minacciato l’azienda ospedaliera di rivelare tutto se non l’avessero assunta: «Avviserò i parenti dei pazienti morti che un medico del reparto li ha ammazzati». Poco dopo, l’assunzione.

Aumentano intanto le testimonianze di chi ora, riavvolgendo il nastro, ricorda stranezze nei comportamenti dei due amanti: arrogante e polemico lui, con problemi neurologici lei. E molto di peggio: «Cazzaniga citava il suo protocollo, diceva ad alta voce 'questo è un paziente perfetto da sottoporre al mio protocollo'», ricordano medici e infermieri. Solo un’infermiera, Clelia Leto, nel giugno del 2014 denunciò con coraggio, ma la commissione istituita all’interno dell’ospedale decise che il cocktail di analgesici dati da Cazzaniga in effetti era pecu-liare, però tutto era «regolare».

Per oggi si attendono gli interrogatori di garanzia dei due arrestati presso il carcere di Busto Arsizio. «Valuteremo come intervenire, sono sconvolta», commenta intanto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, «anche se questa non è una storia di malasanità, è uno spaccato di male che ha a che fare col crimine». Inflessibilità annuncia anche la Regione, che ha disposto una commissione d’inchiesta. A una «irrevocabile scelta di bene» richiama il responsabile della comunità pastorale di Saronno, don Armando Cattaneo, con una lettera lucida e accorata alla cittadinanza. Dopo aver ricordato «i medici, gli infermieri e gli amministrativi» che in quello stesso ospedale «offrono cure con tutta l’umanità di cui sono capaci», anche loro vittime innocenti «di un discredito immeritato», prega per gli inquirenti, perché «incidano a fondo senza lasciare ombre e traccia di marcio», prega per la città, «che non si merita questa notorietà da incubo», e per le vittime «note e ancora ignote», che «avevano tutto il diritto di continuare a vivere, tanto o poco che fosse. Nessuno ha il diritto di accorciare neppure per un istante la vita di nessuno. Esigiamo dalle autorità di ogni grado che si lavi questo obbrobrio, garantendo a Saronno e al suo ospedale il massimo della qualità». Chiede infine che dall’abisso del male possa scaturire «una potente reazione da parte di tutti: solo così si può cancellare il gorgo di disumanità».