Attualità

Accoglienza e memoria. San Giuliano, una casa per piccoli migranti nel paese che ha perso 27 figli

Lucia Bellaspiga sabato 13 agosto 2016
Duecento case in legno, vuote, disabitate, solo il vento le attraversa. Così la chiesa, la scuola, gli uffici comunali, la caserma, i negozi... Tutto abbandonato come se un cataclisma avesse costretto gli abitanti a una fuga improvvisa. In realtà il Villaggio temporaneo per i terremotati di San Giuliano di Puglia, sorto 14 anni fa per dare ricovero ai mille sfollati del paese dopo il tragico terremoto del 2002, ha ospitato le ultime quattro famiglie nel 2012 e da allora è una città fantasma in attesa di esseri umani. Così appetibile, nonostante le ingiurie del tempo e degli sciacalli che l’hanno via via derubata, che persino il malaffare di "Mafia Capitale" ci aveva messo gli occhi, annusando l’affare di accogliervi i migranti e pilotare l’appalto della ristrutturazione, come risulta dalle carte dell’accusa. Ma San Giuliano è un paese troppo ferito per lasciarsi ferire ancora, ha provato cosa vuol dire morire come comunità e doversi rialzare, ha lottato tanto che ora sa bene cosa vuole. «Il 31 ottobre del 2002 l’unico edificio che crollò fu la scuola elementare "Jovine", sotto la quale morirono i nostri 27 bambini e la loro maestra», ricorda Antonio Morelli, presidente dell’associazione dei genitori. «Da allora abbiamo sempre voluto aiutare i bambini vittime nel mondo, certi che sia il modo più degno per ricordare i nostri figli che non ci sono più. Anche per il Villaggio la sola destinazione che vogliamo è che accolga i piccoli migranti non accompagnati che raggiungono l’Italia da soli e di cui spesso si perdono tragicamente le tracce – annuncia –. Lo Stato 14 anni fa non seppe tutelare i nostri figli (la scuola che li uccise era del tutto fuori norma, ndr), sappia almeno proteggere questi altri bambini».Un’idea scritta nel Dna dei sangiulianesi, dunque, (nel 2004, dopo il massacro nella scuola di Beslan in cui furono assassinati anche 186 bambini, il paese invitò alcuni sopravvissuti all’eccidio e destinò loro parte delle donazioni giunte per San Giuliano), ma ora ufficializzata da Matteo Renzi: «Giorni fa il presidente del Consiglio era in Molise per siglare il Patto per il Sud e nell’occasione ha sorvolato in elicottero il Villaggio abbandonato – spiega il sindaco di San Giuliano, Luigi Barbieri, al terzo mandato consecutivo dal 2004, quando successe ad Antonio Borrelli, tra i condannati per il crollo della scuola –. Poco prima era venuto sulle tombe dei 27 bambini e insieme ai genitori gli avevo accennato al nostro desiderio di accogliere minori non accompagnati nelle duecento casette. A noi ha risposto che ci avrebbe pensato su, poi a sorpresa a Campobasso ha confermato il progetto e ha annunciato alla stampa che già l’indomani mattina avrebbe chiesto al ministero dell’Interno di cambiare la destinazione del Villaggio».Già, perché sull’utilizzo delle casette si discute da anni, soprattutto dal 2012, quando anche le ultime famiglie terremotate sono rientrate in casa propria e la nuova emergenza sbarchi ha spinto il ministero dell’Interno a ipotizzare l’invio di un migliaio di immigrati. «In un paese di un migliaio di abitanti? Non era proprio possibile – continua il sindaco Barbieri –. Noi fin dal 2008 chiedevamo di accogliervi bambini in difficoltà, nel 2011 ci eravamo anche offerti di ospitare i piccoli in fuga dal disastro nucleare di Fukushima, ma non potevamo accettare un’accoglienza che stravolgesse per numero una comunità già così segnata e tuttora impegnata a rialzarsi». Alla fine il Comune e il Viminale nel 2014 hanno firmato una convenzione di buon senso: le 200 casette in futuro avrebbero dovuto accogliere 500 migranti (la metà della popolazione locale), con permanenza massima di 60 giorni e successivo smistamento nei vari Comuni d’Italia secondo lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), un presidio sanitario e di forze dell’ordine sul territorio. Ma prima, naturalmente, si sarebbero fatti massicci lavori di ristrutturazione, «per i quali il ministero ha già stanziato 3,5 milioni di euro e il Comune ha aperto una gara d’appalto. Sono arrivate 15 offerte ora in esame ed entro settembre avremo la ditta vincitrice». Tutto con trasparenza: «Il Villaggio è un bene pubblico, fu costruito grazie a fondi dello Stato e a un mare di donazioni dei cittadini italiani», sottolinea Barbieri... E poi di lavori abusivi a San Giuliano è già morta troppa gente.«Ecco finalmente la giusta risposta al problema dei piccoli stranieri spesso inghiottiti da sfruttamento e malaffare», commenta il procuratore della Repubblica per i minori Claudio Di Ruzza, in passato procuratore generale nel processo d’Appello che condannò i cinque colpevoli per il crollo della "Jovine", oggi costretto a fare i conti con altri bambini e altre emergenze, dato che nel 2015 sono spariti dalle strutture di accoglienza italiane 6.135 bambini migranti arrivati da soli. «I centri ricevono 45 euro al giorno per ogni ragazzino ospitato, ma siamo sicuri che siano sempre utilizzati "nel superiore interesse del minore" come vuole la Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo? Quante volte i fondi sono "distratti" per fini tutt’altro che solidaristici, come in "Mafia Capitale"? L’esperienza dice che la vera integrazione si ottiene solo nel calore di una famiglia, affidataria o adottiva». A questo scopo, il Villaggio di San Giuliano sarebbe allora il centro di primissima accoglienza dove centinaia di ragazzini riceverebbero ogni assistenza in attesa che, entro tempi ristretti, i servizi sociali verifichino le domande e li mandino in affido preadottivo alle famiglie in tutta Italia. «Famiglie cui andare incontro – sottolinea il magistrato –, non con i 45 euro al giorno attualmente sborsati ai centri di accoglienza, ma magari con sgravi fiscali».Un progetto pilota che cambierebbe il volto dell’accoglienza e i destini di tanti bambini. Tanto più che lo Sprar fa acqua (a causa delle poche candidature da parte dei Comuni il bando 2016-2017 si è concluso con 3.200 posti contro i 10mila per i quali c’erano fondi), e spesso i minori rimangono nelle strutture di "prima" accoglienza fino alla maggiore età. «Saremo l’anello mancante – promette Antonio Morelli, che sotto la "Jovine" perse una bimba –, il giusto raccordo tra la prima emergenza e la soluzione a lungo termine. Nel Villaggio vedremo lezioni di italiano, scuole di mestieri, consolazione e concreta misericordia per quei ragazzini spaventati. Così non andrà sprecato un patrimonio pubblico ora inutilizzato e onoreremo al meglio i 27 angeli di San Giuliano». La parola ora alla politica. «Vedremo presto se quelle di Renzi diventeranno fatti o resteranno belle parole».