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Guerriglia urbana. Scontri a Napoli, 6 fermi e 28 agenti feriti

Gianni Santamaria sabato 11 marzo 2017

Guerrigila urbana a Napoli per l'arrivo di Salvini (Ansa)

Pomeriggio di battaglia a Napoli. Scontri con lanci di sassi, petardi e molotov sono avvenuti nei pressi della Mostra d'Oltremare, dove il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha tenuto una manifestazione politica. Alla fine il bilancio è di sei fermati, di cui tre arrestati e tre denunciati a piede libero. Ventotto gli agenti feriti o contusi. Sei feriti anche tra i manifestanti.



Guerriglia urbana

Il quartiere di Fuorigrotta è diventato un campo di battaglia. Oggi pomeriggio dal corteo di protesta dei centri sociali contro la presenza di Salvini in città si è staccato un gruppo di manifestanti incappucciati che ha preso le forze dell'ordine alle spalle. Si sono vissuti momenti di vera e propria guerriglia con la Polizia accerchiata. Una molotov è stata lanciata contro una camionetta dei carabinieri e ha provocato un principio di incendio subito estinto. Grazie all'uso degli idranti e con il sostegno di altri agenti, con diverse cariche i facinorosi sono stati fatti indietreggiare lungo viale Giulio Cesare con diverse cariche. La zona circostante è stata ridotta a un vero e proprio campo di battaglia. I commercianti hanno abbassato le saracinesche con la gente, terrorizzata, che chiedeva rifugio nei negozi. Nell'area della protesta, tra lanci di lacrimogeni e sassi, sono state distrutte, autovetture, incendiati e ribaltati in strada i cassonetti dei rifiuti, divelti segnali stradali.


Terrore tra la gente che sta cercando rifugio nei palazzi circostanti, mentre intorno cassonetti dei rifiuti dati alle fiamme e riversi in strada. In azione anche gli idranti. Alla fine sono state quattro le persone fermate. Un folto gruppo di attivisti dei centri sociali si è recato davanti alla questura e staziona lì in attesa di avere notizie dei fermati. Intanto, secondo quanto si è appreso, sarebbero 21 gli uomini delle forze dell'ordine rimasti feriti o contusi durante gli scontri.



Il comizio di Salvini

Il segretario della Lega subito rilancia: «La prossima volta che vengo a Napoli la manifestazione la facciamo in piazza del Plebiscito, così vediamo», dice , lanciando il guanto di sfida al sindaco Luigi De Magistris. Già tirato in ballo poco prima con degli ironici complimenti perché «sta tirando su una bella gioventù». Quelli in strada sono «quattro delinquenti che non sono Napoli, sono vicino alla forze dell'ordine». Non solo, le parole più dure sono riservate proprio ai facinorosi: «Vorrei che i conigli dei centri sociali fossero scesi in piazza contro la camorra ma forse hanno paura perché qualche mamma o papà con la camorra ci campa». E avverte i centri sociali, «quando andremo al governo, sgomberati i campi rom, toccherà a loro». Il numero uno del Carroccio parla in una sala allestita dal movimento "Noi con Salvini", piena di cartelli che inneggiano a lui premier. Tra le centinaia di presenti anche il cantante Peppino Di Capri, che ammette di essere venuto per curiosità, per dare a Salvini due cd, visto che il leghista si è dichiarato suo fan. E soprattutto «volevo vedere come si scusava con i napoletani». Una marcia indietro sui toni aspri del passato Salvini l’ha compiuta: «Posso aver sbagliato in passato, ma non ho intenzione di sbagliare sul futuro, e il futuro dell'Italia è il rispetto delle diversità all'interno del Paese». Un’ammissione che è anche il tema nuovo del suo discorso, perché Salvini punta a conquistare il Sud: «Napoli è casa mia, Milano è casa mia, Venezia è casa mia. Non c'è piazza che non ci possa ascoltare».

La difesa di De Magistris e le scuse di De Luca

Il sindaco di Napoli a sera prende le distanze dai violenti, distinguendoli dai veri napoletani, e difende il corteo. «Molto bello, fino a quando episodi violenti hanno sporcato la forza politica». Tiene, poi, il punto sulla non opportunità di far tenete il comizio di Salvini alla Mostra d’Oltremare. «Salvini avrebbe potuto benissimo essere a Napoli e fare la sua propaganda politica xenofoba e razzista in un altro luogo privato, non riconducibile all'amministrazione». La colpa dei fatti, insomma è di chi «non ha voluto ascoltare il messaggio di buon senso del sindaco e dell'amministrazione». Tra i tanti messaggi di solidarietà al leader leghista arriva anche quello del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che la esprime, però, a nome del Pd dal Lingotto di Torino. «La penso esattamente al contrario di Salvini, ma lui ha diritto di parlare dove e come crede, il diritto di parola è il diritto alla libertà di tutti noi».