Attualità

INTERVISTA. Cesare Salvi: «Meglio Letta di questa sinistra»

Angelo Picariello sabato 17 agosto 2013
«Non avrei votato questo governo, ma giacché c’è - e a sinistra non si vedono all’orizzonte alternative possibili - da cittadino mi auguro che faccia un salto di qualità e vada avanti bene». Cesare Salvi, ex ministro del Lavoro ed ex senatore, è da alcuni anni fuori dalla scena politica. Collocato un tempo nell’area di sinistra del Pds, oggi si definisce un «indipendente di sinistra» e, dopo aver guardato con interesse alla "galassia" in movimento a sinistra del Pd, è tornato all’insegnamento, come docente di diritto civile a Perugia. Di Salvi (con un fratello in magistratura, procuratore capo a Catania) merita di essere menzionato il primo vero dossier sugli sprechi della casta, firmato a quattro mani col collega senatore e giurista Massimo Villone ("Il costo della democrazia"). «Non mi pare che sia cambiato molto da allora. E invece – dice Salvi – incidendo sugli sprechi, soprattutto degli enti locali, che denunciammo allora, ci sarebbero risorse sufficienti ampiamente a compensare l’abolizione dell’Imu».Doverosa premessa. A quale partito si sente oggi più vicino?Diciamo che fatico a collocarmi nell’attuale offerta politica. Ma fosse un problema mio, sarebbe poca cosa. Mi pare invece sia un problema di una quota crescente di italiani. Un vero e proprio tracollo di fiducia, non arginato nemmeno dal successo di un movimento come M5S che ha riscosso il 25 per cento dei consensi contro il sistema dei partiti.Che cosa si è rotto nella comunicazione fra partiti e opinione pubblica?Il ceto medio si avvicina drammaticamente alla soglia di povertà, e chi già era povero vive oggi una condizione disperata. Manca il lavoro, cresce drammaticamente la disoccupazione e la politica non riesce a dare un’idea di speranza. È questo il punto.E a sinistra?A sinistra è ancora peggio. Il Pdl ha proposto un’idea forte (l’Imu), Grillo il "tutti a casa", mentre il Pd e direi tutta la sinistra hanno saputo trasmettere solo un’attesa messianica per il giorno della vittoria, baloccandosi nell’alternativa dell’alleanza fra Monti o Sel, che obiettivamente poco interessava i cittadini.Le priorità richiamate da Napolitano sono quelle che anche lei evoca...Il capo dello Stato fa obiettivamente bene il suo ruolo, difende ciò che c’è. Né si vedono alternative all’orizzonte. Napolitano è un fattore di stabilità, alimenta il senso di responsabilità: non è certo questo il momento di picconare.Lunga vita a Letta, insomma. Da lei uno non se lo aspetterebbe...Guardi, è indubitabile il prestigio europeo di cui l’attuale premier gode. Inoltre può contare sul sostegno del capo dello Stato e di una coalizione molto ampia. Ora o mai più, quindi: con il semestre europeo avrà la possibilità di chiedere e ottenere una rinegoziazione delle politiche comunitarie che altri paesi hanno ottenuto, vedi la Francia che ha un deficit più alto del nostro, addirittura al 4,6%. Non possono non ascoltarci. Se per la Germania è irrinunciabile l’asse con la Francia, non è che l’Italia può essere strozzata senza che le conseguenze ricadano su tutto il continente. Quindi?Quindi, può darsi che oggi da cittadino fuori dalla politica veda le cose più obiettivamente. Per cui, anche se non è il mio governo, auspico che l’invito di Napolitano venga preso sul serio da tutti, e che Letta compia questo salto di qualità. Con politiche solo recessive l’economia si avvita, e senza la rinegoziazione degli obiettivi di rientro noi ci troveremmo ad ottobre a dover predisporre, per mantenere i parametri, una nuova manovra, e sarebbe letale. Per di più in una fase in cui la politica non ha la forza, l’autorevolezza direi, per imporre sacrifici di tale portata. Tutto ciò premesso, non dico "viva Letta". Dico che finora questo cambio di passo non si è ancora visto, vedo ancora liti e contrapposizioni, ma - ripeto - auspico vi sia. Altrimenti non avrebbe senso un governo di larghe intese, se non serve a raffreddare il clima e a fare le cose che vanno fatte.Poi c’è il nodo Berlusconi. Come giudica la nota di Napolitano?Ha messo in fila una serie di cose che in un Paese normale sarebbero scontate e invece non lo sono, evidentemente. Che le sentenze vanno eseguite. Che il problema della leadership e della sua "agibilità politica" riguarda la vita di quella forza politica, non altri.Torniamo all’allentamento dei vincoli europei: viene chiesto parimenti da destra e sinistra.È una riflessione di buon senso, e nella situazione in sui siamo dobbiamo sperare che prevalga il bene del Paese.Invece incombe la polemica sull’Imu, altro tema potenzialmente dirompente.Nel dossier scritto con Villone calcolammo che si possono scovare 6 miliardi l’anno di risparmi incidendo sulle consulenze, sugli enti inutili e sulle municipalizzate: molto più del gettito dell’Imu. Probabilmente si andrà alla sua abolizione e al trasferimento ai Comuni della tassa sugli immobili. Ma senza questi interventi si tratterà per i cittadini solo di una partita di giro, o - se vuole - di una presa in giro.Quando dice che la sinistra non ha saputo trasmettere speranza a chi si riferisce in particolare?A tutti, nessuno escluso. Tutti si sono fatti prendere dai problemi di leadership di un’alleanza vincente, al punto di renderla non vincente. Una discussione paralizzante e incomprensibile.A Epifani cosa direbbe?Di dirimere questa fase interna di regole congressuali, di uscire da un dibattito autoreferenziale che dà la sensazione di voler creare le premesse per tener fuori Renzi, e lo dico senza particolare simpatia per lui.Dunque ne ha anche per Renzi.A lui consiglierei di non porsi il problema di quali cose siano più simpatiche da dire, ma quali più utili. Di far prevalere i contenuti, come neanche lui fa.E a Vendola?Al suo posto marcherei le differenze dal Pd, invocando dal di fuori della coalizione quel salto di qualità che il governo non riesce a darsi. Invece dà la sensazione di agire sullo stesso terreno del Pd, di cadere negli stessi errori di tatticismo.E a Grillo che cosa dice?Bisogna dare atto ai "ragazzi" di 5 Stelle - mi permetto di chiamarli così per ragioni anagrafiche - di star facendo un lavoro serio. Ma non possono restare a metà del guado, metà dentro e metà fuori dalle istituzioni. C’è bisogno di una forza seria di opposizione, ma dentro al Parlamento.Alla fine del giro, pare che il giudizio più lusinghiero a sinistra lo abbia riservato proprio a Letta.Ripeto: non vedo a sinistra una forza in cui identificarmi oggi, che interpreti la speranza di un cambiamento. E da cittadino auspico che questo capo del governo, che ne ha le potenzialità, segni un salto di qualità per il bene di questo Paese.​​​​​​