Attualità

L'appello degli enti. «I costi sono insostenibili, l'adozione è da salvare»

Luciano Moia giovedì 15 febbraio 2018

Salvare l’adozione internazionale. Rendere accettabili, se non azzerare completamente, i costi dell’iter adottivo. Chiedere lo sblocco dei rimborsi per le spese sostenute dalle famiglie adottive che, com’è noto, sono fermi al 2011. «L’adozione internazionale è un bene per tutti. La politica deve ascoltarci». Lo diranno questa mattina i rappresentanti di 20 enti autorizzati per l’adozione internazionale in un confronto con alcuni candidati alle prossime elezioni di vari schieramenti. L’emergenza è reale, il quadro drammatico, le statistiche sempre più preoccupanti. Tra il 2014 e il 2016 le adozioni internazionali sono diminuite del 24%, secondo i dati dei Tribunali per i minorenni. Nel nostro Paese sono arrivati soltanto 1.580 minori.

E i dati del 2017, pur non ancora ufficiali, parlano di una nuova diminuzione. Le adozioni sarebbero circa 1.400. Meno bambini, ma soprattutto più che dimezzato il numero delle coppie che presentano domande di adozione internazionale. Erano 7.887 nel 2001, sono state soltanto 3.190 nel 2016 con un calo di circa il 60%. Se mancano le richieste delle coppie, i bambini evidentemente non possono arrivare.

E nel mondo, secondo statistiche Unicef, sarebbero circa 150 milioni i minori privi di famiglia. Non tutti adottabili, certo, anche perché per avviare l’iter è indispensabile che sia stato siglato un accordo tra il nostro Paese e quello di provenienza del minore. Ma anche su questo fronte le notizie non sono rassicuranti. Durante il triennio scorso vari accordi non sono stati rinnovati, altri Paesi hanno deciso di chiudere le frontiere – l’ultimo caso è quello dell’Etiopia, ancora tutto da definire – e soltanto qualche giorno fa l’annuncio della sottoscrizione di un nuovo protocollo con la Bielorussia è arrivato ad illuminare con un raggio di speranza un panorama a tinte fosche. «È una fotografia che fa temere per il futuro di tanti bambini in attesa di essere accolti da una famiglia», fanno notare gli enti che hanno organizzato l’incontro di questa mattina.

Tra i promotori dell’iniziativa figurano Afn, Aibi, Ami, Amici trentini, Amo, Fondazione Avsi, Bambarco, Ciai, Cifa, Ass. Il Conventino, I fiori semplici, In cammino per la famiglia, International adoption, Istituto La Casa, La Maloca, Mehala, Naaa, Nadia, Nova, Sjamo. Realtà che rappresentano la stragrande maggioranza del numero di adozioni portate a termine nel nostro Paese. Perché questo crollo? Tante le ragioni, a livello nazionale e internazionale, di cui gli enti sono certamente consapevoli.

Alla politica si chiederà questa mattina un impegno concreto almeno sul problema costi. Gli iter adottivi, quasi sempre lunghi e complessi, richiedono alle famiglie un investimento che può arrivare anche a decine di migliaia di euro. Risorse che poi, contrariamente a quanto dice la legge, lo Stato ha deciso di non rimborsare più. Lo scorso 12 luglio, dopo anni di attesa, la Commissione per le adozioni internazionali aveva comunicato l’arrivo dei rimborsi, entro il 2017, per le spese sostenute fino all’agosto 2011. Nessuno stanziamento per i successivi sei anni.

E nessuna speranza per migliaia di famiglie di rientrare in possesso almeno della metà di quanto anticipato. Questione chiusa, a meno che il nuovo governo, quello che insedierà dopo le elezioni, decida diversamente. «Senza una proposta per rendere più accessibile l’adozione internazionale a tutte le coppie che la scelgono – osservano ancora i rappresentanti degli enti – il declino sarà inarrestabile. Il futuro Governo dovrà fare un passo avanti verso la pari dignità della genitorialità adottiva».