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Elezioni Milano. Sala: subito piano contro la povertà. Metterò 42 milioni

Davide Re venerdì 17 giugno 2016
Lunedì lei è sindaco di Milano, qual è il primo provvedimento da fare subito per la città... Investiremo subito non meno di cento milioni di euro in un imponente piano di interventi per la riqualificazione delle periferie, con la ristrutturazione dei complessi di edilizia residenziale di proprietà del Comune. Lavoreremo per implementare le linee di trasporto e in particolare le metropolitane, con almeno trenta nuove stazioni nei prossimi dieci anni. Porteremo a compimento la riqualificazione degli ex scali ferroviari, dai quali arriveranno un milione di aree destinate a verde e a servizi per l’infanzia. Trasformeremo Milano nella capitale europea della cultura e dell’innovazione, in un polo di attrazione per investimenti e talenti. Intendiamo progettare la città da qui a vent’anni: Milano ha bisogno di uno sguardo che guarda avanti e la renda una metropoli internazionale. Beppe Sala perché un milanese dovrebbe votare lei e non il suo rivale Parisi? Proprio in questi giorni, anche raccogliendo l’appello dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola per una città più attenta ai deboli, ho lanciato un grande piano contro la povertà e la fragilità sociale, per il quale saranno stanziati 42 milioni di euro l’anno. Ai tradizionali contributi per famiglie con disabili, si aggiungeranno le misure di sostegno comunale al reddito per 24 milioni di euro. Verrà introdotto il reddito di maternità: un contributo di 1.500 euro alle mamme in base al reddito. Vi sarà poi un piano di odontoiatria sociale, con un rimborso di 500 euro a persona l’anno, per chi deve affrontare interventi o non ha diritto a copertura da parte del servizio sanitario regionale. Voglio progettare, insieme al terzo settore, una Milano leader nelle politiche sociali. Ci dice quale punto nel suo programma può dare una nuova prospettiva a Milano? Il progetto per la riapertura dei Navigli, che dimostra la nostra volontà di ripensare la città dal punto di vista ambientale e urbanistico. È un piano studiato per ricongiungere le periferie al centro, un sogno straordinario. Nel 2017 elaboreremo un progetto tecnico e finanziario e lo sottoporremo entro l’anno a referendum. Il piano non è direttamente previsto dal mio programma, perché non è una priorità immediata rispetto a problemi sociali più rilevanti, ma come sindaco ci metterò le mie forze e il mio impegno. Sarebbe una reale rivoluzione per la città e la sua consacrazione a meta privilegiata per il turismo. Al primo turno e vedendo l’andamento del voto per i municipi, il centrosinistra che è maggioranza uscente ha pagato dazio soprattutto nei quartieri popolari. Quali ri- sposte bisogna dare nelle periferie? Come ho già detto abbiamo un piano di intervento radicale che in tempi brevi permetterà di agire per rigenerare i quartieri periferici e le case popolari. Il mio obiettivo è arrivare a zero alloggi del Comune sfitti in due anni. I fondi li prenderemo dalle cessioni di quote di partecipate come Serravalle, A2A e Sea. Ho sfidato il governatore Maroni affinché per le case Aler si arrivi allo stesso obiettivo. È necessaria poi un’opera di rigenerazione della città nell’ottica dell’housing sociale, magari in ucreare na virtuosa collaborazione pubblico e privato. La mia proposta è di non far pagare gli oneri di urbanizzazione a chi demolisce e ricostruisce edifici fatiscenti a parità di cubatura. Al ballottaggio ha fatto l’apparentamento con i Radicali, non rischia questa mossa di frammentare ancora di più il centrosinistra?Al contrario. Ai Radicali di Marco Cappato ci uniscono obiettivi fondamentali per la città e in particolare un deciso sviluppo dell’edilizia convenzionata e l’utilizzo dei referendum come strumento di partecipazione dei cittadini. Inoltre siamo intenzionati entrambi a fornire risposte non demagogiche sui temi dell’immigrazione, dell’ambiente e dei diritti. Tutto il centrosinistra condivide queste tematiche e Milano ha bisogno che tutte queste forze lavorino unite, oggi per non consegnare la città nelle mani di un centrodestra populista e xenofobo, domani per rendere Milano sempre più bella, internazionale, inclusiva e vicina ai suoi cittadini. L’unico modo per riuscirci è farlo insieme. Lei ha gestito Expo. Il dopo Expo potrebbe gestirlo da sindaco: come giudica il progetto dello Human Technopole? Giudico molto positivamente il progetto dello Human Technopole, sono convinto che si farà grazie all’impegno comune di pubblico e privato nell’investire in Scienze della vita. L’importante è partire, poi potrà fare anche altro, come un campus universitario. L’università Cattolica ha già un suo progetto, la Bocconi pure. Io per quanto riguarda il progetto attuale ho aggiunto solo l’idea di creare nell’area una tax free zone. Penso che possa essere un buon esperimento.