Attualità

IL NODO ISTITUZIONALE. "Saggi", il caso Onida blocca i lavori

Angelo Picariello venerdì 5 aprile 2013
Non stiamo perdendo tempo, rivendica Giorgio Napolitano, a sostegno del lavoro dei saggi. Ma uno di loro, Valerio Onida, con una gaffe radiofonica, che lo porta a un passo dalle dimissioni, si inserisce a rendere tutto più difficile.«Si sta perdendo tempo? «Io personalmente non credo», precisa con puntiglio il capo dello Stato alla Sapienza, risponendo a chi gli ricorda l’affermazione del sindaco di Firenze Matteo Renzi, che in realtà aveva già smentito di voler in quel modo attaccare il Quirinale. Poi una frase un po’ enigmatica di Napolitano: «Sapete quello che sto facendo e quello che farò». Ma poi dal Quirinale chiariscono che il riferimento, qui, è ai rinnovati inviti a prendere in esame l’ipotesi della ri-elezione, già esclusa in modo categorico e a più riprese. Ma ieri il nome dell’attuale inquilino del Colle era stato riproposto da molti. Dall’ex ministro Ignazio La Russa, da Andrea Romano di Scelta Civica, dall’ex segretario della Dc Ciriaco De Mita. «Ho detto un mese fa che sarebbe perfetto», concorda Walter Veltroni, ma «visto che non è persona che dice una cosa e ne fa un’altra, se lo ha detto vuol dire che ne è profondamente convinto».Procede intanto il lavoro dei saggi, con la riunione, ieri, della commissione istituzionale. O per meglio dire, stava procedendo. Se non si fosse messa di mezzo l’enorme gaffe di Onida, sia pur con l’attenuante dell’inganno subito, alla trasmissione La Zanzara. Le parole di profondo scetticismo sul lavoro che pure ha accettato di intraprendere, e soprattutto le parole irridenti nei confronti di Silvio Berlusconi (invitato in sostanza a godersi la vecchiaia, per non fare danni) hanno di fatto interrotto i lavori con il saggio in quota Pdl Gaetano Quagliariello che si attaccava a telefono con Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Con la distanza dalle parole da lui stesso usate, a un certo punto il caso sembrava chiuso. Ma, al di là dell’imbarazzo suscitato anche presso gli altri componenti, da Mario Mauro a Luciano Violante, era il Pdl a ritenerlo non chiuso. A chiedere e ottenere, per Quagliariello, un appuntamento, oggi, dal capo dello Stato il cui contenuto prevedibilmente sarà: con chi pensa e sostiene certe cose non è più possibile lavorare insieme. Cosicché la sensazione in tarda serata, ieri, era che Onida si renda conto da solo della impossibilità a proseguire in queste condizioni e possa lasciare, a dispetto delle prime sue affermazioni.In realtà poi, col passare delle ore, la situazione precipita ancora, con il Pdl che infine rompe gli indugi e mira al bersaglio grosso: «L’avventura dei saggi è finita in modo ridicolo», dice il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta. E la pasionaria Daniela Santanché, tranciante: «Napolitano sciolga le commissioni». Una richiesta esplicita e brutale.Una bella tegola, dunque, sui lavori già accidentati dei saggi che hanno anche il compito di agevolare l’intricata partita per il Colle, senza risolvere la quale le possibilità di sbrogliare la matassa del governo sono prossime allo zero. Ieri in questo quadro il previsto incontro fra Pierluigi Bersani e Mario Monti, con un vertice di due ore a Palazzo Chigi, ha determinato uno snodo importante. Non risolutivo, nel senso che non si è accordati su nomi da sostenere insieme. In astratto Pd e Scelta civica potrebbero da soli votare un loro capo dello Stato, ma non è certo questa la soluzione su cui si è ragionato ieri. Intanto perché il partito di Monti, in linea con il Colle, non si presta a una soluzione che potrebbe avere effetti dirompenti. Ma la sensazione, ora, è che anche Pier Luigi Bersani si renda conto come sarebbe difficile tenere unito fino all’ultimo voto un partito che unito non è né sul nome da sostenere, men che meno sull’alleanza con cui ci si dovrebbe arrivare.