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Intervista. Sacconi (Ncd): siamo diffidenti, governo d'emergenza

Giovanni Grasso sabato 15 febbraio 2014
​«Il nostro sì a Renzi non è così scontato. Siamo, con qualche ragione, diffidenti». Così Maurizio Sacconi, capogruppo dell’Ncd al Senato, in vista delle consultazioni. Non è che voi ncd vi sentite orfani di Letta?Non siamo orfani di nessuno del Pd. Però ci stiamo interrogando: se Renzi ha trattato così uno di famiglia, figuriamoci cosa farà con coloro che sono solo dei conoscenti...Fuori di metafora?Noi abbiamo subito la crisi. Alla fisiologica diffidenza che segna un governo con coloro che saranno alle prossime elezioni i nostri avversari, si aggiunge adesso quella prodotta dall’ulteriore trauma procurato ad una nazione già fragile con incredibile disinvoltura.E, quindi, quali sono le condizioni che l’Ncd porrà a Renzi in cambio del suo sostegno?No ad allargamenti dell’attuale maggioranza a Sel o a esponenti della sinistra radicale. Poi, deve essere chiaro che se si forma una coalizione a sostegno di Renzi, ogni decisione deve essere presa all’interno di essa senza maggioranze parlamentari variabili sui singoli temi.Vale per la legge elettorale? Denuncerete il patto Renzi-Berlusconi?Il patto sulla legge elettorale l’abbiamo firmato anche noi. Il discorso vale per ogni cosa, dalle riforme istituzionali, ai provvedimenti economici, ai temi etici. Su quest’ultimo punto Renzi deve sapere che non accettiamo mediazioni. I principi non si negoziano.Ci sono, va da sé,  anche le richieste sulla composizione del governo...Non si tratta di stabilire solo il peso dell’Ndc, ma il più generale equilibrio tra le due aree politiche che andrebbero a comporre la maggioranza, una orientata a centrodestra e l’altra a centrosinistra, anche perché si è esplicitamente esaurito ogni cuscinetto terzista e noi lavoriamo per l’unità dei moderati.E le vostre priorità programmatiche?Lavoro e fisco.Provi a declinarle...Modificare in profondità la legge Fornero, perché più la si cancella più posti di lavoro si creano. E detassare il costo del lavoro.Perché queste cose non le avete fatte quando eravate nel governo Letta?Il Pd era contrario a toccare la Fornero. Quanto al costo del lavoro, stavamo realizzando l’idea di Letta di finanziare il cuneo fiscale con i soldi provenienti dall’accordo con la Svizzera e dalla spending revew.Vi alletta la prospettiva di arrivare fino al 2018?Non particolarmente. Il governo Renzi rimarrebbe d’emergenza. Il suo compito dovrebbe essere quello di condurre l’Italia, con misure definite in partenza nei tempi e nei contenuti, in una dimensione istituzionale, economica e sociale più solida, al riparo da ogni crisi sistemica. Poi bisogna andare al voto e ritornare ad una dialettica democratica normale tra coalizioni. Berlusconi, dalla Sardegna, dice che andrà alle elezioni senza di voi e vincerà...Il centrodestra sarà vincente solo se unito su una leadership rinnovata e con una identità moderata.