Attualità

LA SCHEDA. Ru486 in ambulatorio: rischi e polemiche

venerdì 11 aprile 2014

L'Utilizzo della pillola Ru486, entrata in commercio in Italia dal 1° aprile 2010, fu consentito solo tramite ricovero di tre giorni in ospedale, ma presto diverse regioni l'hanno permesso anche in day hospital (a cui in questi casi si estende il significato del termine ricovero). L'ultima a farlo è stata il Lazio, che con una delibera del governatore Zingaretti lo scorso 25 marzo ha dichiarato possibile abortire con l'Ru486 anche in day hospital, previo via libera del medico. La Toscana invece potrebbe essere la prima regione a somministrare la Ru486 anche fuori dagli ospedali, negli ambulatori e nei consultori pubblici. Il consiglio sanitario regionale ha espresso parere favorevole e la Regione valuterà la decisione dei tecnici.Una pratica che «costituisce una violazione della legge 194» per il giurista Alberto Gambino, secondo il quale «si fa grande confusione sul fatto che la 194, non prevedendo espressamente il ricovero ordinario, consentirebbe che la Ru486 possa essere somministrata in day hospital». La pillola abortiva in ambulatorio contrasta con le regole dettate dall'Agenzia italiana del farmaco e dal Consiglio superiore di sanità che, all'introduzione in Italia della Ru486 nel 2009, chiesero il regime di ricovero ordinario di tre giorni, fino all'avvenuto aborto. La legge in realtà «parla di ricovero fino all'interruzione della gravidanza, in quanto con l'aborto chirurgico il momento dell'interruzione della gravidanza e il momento dell'asportazione del feto coincidono, mentre è fuorviante far intendere che la Ru486 potrebbe essere somministrata in ospedale e che poi la donna possa uscire ed espellere l'embrione-feto nel bagno di casa in totale solitudine», spiega Gambino.L'intento di chi spinge per l'aborto domestico sarebbe quello di «diminuire i costi della procedura abortiva, riducendo i giorni di ricovero e così normalizzando – cioè rendendolo una pratica fai da te  l'aborto farmacologico, con evidenti rischi per la donna che, una volta uscita, nella fase dell'espulsione dell'embrione-feto potrebbe incorrere in gravi e talvolta fatali emorragie».