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Roma. Nuovo sfregio alla statua del profugo a Castel S.Angelo: spezzato anche un piede

Luca Liverani venerdì 30 settembre 2022

Alla scultura, a Ponte Sant'Angelo fino al 5 novembre, è stato spezzato anche un piede. Sull'altro si scorge la firma di Jago

Non c'è pace nemmeno tra gli angeli. Le grandi statue di scuola berniniana che vigilano sul ponte di Castel Sant'Angelo non sono riuscite a proteggere dai vandali un loro simile, la scultura del giovane profugo stremato. Come per tanti migranti veri, la statua aveva navigato nel Mediterraneo sulla nave Ocean King, per poi sbarcare a Roma: prima allo Stadio Olimpico e, dal 5 agosto, nel centralissimo ponte tra Castel Sant'Angelo e la Basilica di San Pietro.

La statua è opera del giovane scultore Jacopo Cardillo, nato a Frosinone nel 1987 e noto a livello internazionale con lo pseudonimo di Jago. Una sua mostra personale si è da poco conclusa proprio a Roma. Già pochi giorni dopo la collocazione sul ponte, la statua del giovane migrante era stata privata della mano destra. L'area è pedonale ed è da escludere che il danno sia stato prodotto incidentalmente. Per staccare di netto l'arto - che è sparito - deve essere stato inferto un colpo molto violento. Forse con un corpo contundente oppure saltandoci sopra. Ora il nuovo sfegio: anche il piede sinistro è stato spezzato e portato via.

La statua del giovane migrante prostrato con lo sfondo di Castel Sat'Angelo - Foto Liverani

Un destino sfortunato, quello della statua di marmo nero, forse già contenuto nel nome scelto da Jago per l'opera: In flagella paratus sum, cioè "sono pronto al flagello". Il nome della scultura è tratto dal Salmo 37 ed è anche il nome di uno dei dieci angeli barocchi opera della scuola di Gian Lorenzo Bernini, che ne eseguì personalmente due, l'angelo con il cartiglio e l’angelo con la corona di spine, tra il 1667 e il 1669. Troppo belli per essere esposti all'aperto, disse però Papa Clemente IX Rospigliosi, che li aveva commissionati. Così le due statue rimasero a Casa di Bernini, che abitava a pochi passi dalla chiesa di Sant'Andrea delle Fratte. Fino al 1729, quando il Cardinale nipote, Jacopo Rospigliosi, li donò proprio a S.Andrea delle Fratte, dove sono tutt'ora esposti.

Per la statua di Jago, una volta conclusa l'esposizione in stile street art, è prevista la vendita con una base d'asta di un milione e 250 mila euro. Tutto il ricavato sarà devoluto alla ong di soccorso in mare SOS Mediterranee. Gli ignoti vandali si sono accaniti sulla statua sicuramente a tarda notte, visto che sul ponte transitano dalla mattina a tarda sera frotte di turisti, assieme a venditori ambulanti e musicisti di strada. Stupisce l'accanimento contro l'opera, sfregiata per ben due volte nell'arco di poche settimane. Resta da capire se si tratta solo di atti di puro teppismo vandalico, o se dietro ai colpi inferti all'opera ci siano anche motivazioni di stampo xenofobo.

Una cosa è certa. E cioè che perfino in una zona centralissima, in uno dei salotti del turismo della Caput Mundi, nel cuore artistico della Capitale, i teppisti possono imperversare sicuri di agire del tutto indisturbati, in assenza di qualsiasi tipo di controllo e vigilanza. Non una, ma ben due volte.