Attualità

Intervista. Guerini: «Fuori chi sbaglia. No al gigantismo»

Luca Mazza sabato 6 dicembre 2014
«Questa vicenda scandalosa e inquietante, che ha creato un danno enorme alla reputazione e all’immagine dell’intero settore, deve spingerci a utilizzare la revisione cooperativa in modo attento e capillare. Inoltre, non dobbiamo avere alcuna paura di buttare fuori quelle realtà che non c’entrano nulla con i nostri valori». Giuseppe Guerini, portavoce dell’Alleanza della cooperative sociali italiane e presidente di Federsolidarietà-Confcooperative, esprime «sdegno e profonda amarezza» per quanto emerso dall’inchiesta "Mafia Capitale". E, allo stesso tempo, propone una serie di soluzioni per evitare che nel mondo cooperativo si nascondano anche imprenditori e imprese criminali, come Salvatore Buzzi e la sua coop 29 giugno.Presidente, che cosa si può fare per contrastare l’illegalità e la criminalità nel settore?Non c’è un antidoto che renda una forma d’impresa immune dalla presenza di criminali al suo interno. Certo, il fatto che certi comportamenti si verifichino in imprese che dovrebbero operare per rispondere ai bisogni della collettività e delle persone più fragili, risulta ancora più inquietante. Per questo motivo, propongo di introdurre un’aggravante nel caso in cui reati come la corruzione siano commessi all’interno delle imprese sociali.Il mondo cooperativo ha responsabilità per quanto avvenuto? E che cosa si potrà fare in futuro per evitare nuovi casi del genere?Nel caso specifico diciamo che i revisori qualche domanda dovevano porsela. Anche perché è praticamente impossibile, per una realtà sana, passare nel giro di pochi anni da 3 a 60 milioni di euro di fatturato. Comunque, in generale, bisogna smetterla di prestare il fianco a chi propone modelli di gigantismo imprenditoriale. Le coop devono avere un sistema di crescita graduale e rispondere all’articolo 1 della legge che le disciplina (n°381 del 1991), in cui c’è scritto chiaramente che lo scopo deve essere quello "di perseguire l’interesse generale della comunità".Oggi in Italia ci sono altre coop che operano come la "29 giugno"?Spero proprio di no. E sono convinto che non ce ne sia nessuna con queste caratteristiche. Ma aumentando il livello di sorveglianza potremmo trovare tante imprese sociali che hanno smarrito il senso di appartenenza a questo mondo. Ecco, queste coop devono essere allontanate e diventare Srl o Spa.Serve un ente esterno per controllare e certificare i bilanci?Si può anche pensare di affidare a un istituto esterno la revisione contabile, ma non sarebbe risolutivo. Questi soggetti sono molto abili a mettere le carte in regola dal punto di vista formale. Sarebbe più utile, semmai, dare valore alla dimensione del controllo sociale, cioè con una partecipazione all’interno della coop di soci portatori di interessi diversi. I soci devono essere espressione della comunità locale.