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Nube di fumo. Brucia impianto per rifiuti, Roma in emergenza. Appello alle Regioni

Redazione Internet martedì 11 dicembre 2018

Un odore acre di bruciato in molti Municipi, una nube nera visibile da gran parte della città e tanta paura. Così Roma si è svegliata questa mattina, dopo che nella notte un incendio si è sviluppato nello stabilimento di trattamento dei rifiuti in via Salaria 907, alla periferia nord-orientale della Capitale.

Ben 40 uomini e 12 squadre dei vigili del fuoco sono stati impegnati dalle 4.30 alle 12 circa per domare il rogo nell'impianto di trattamento meccanico-biologico (Tmb), dove è andato completamente distrutto un capannone di 2 mila metri quadrati e, secondo le stime di Daniele Fortini, già presidente del cda di Ama e fra i massimi esperti di rifiuti in Italia, sono bruciate "tremila tonnellate di rifiuti che hanno sprigionato la quantità di diossina che 100 inceneritori fanno in un anno".

Malgrado, come ha detto la sindaca Raggi arrivata sul posto a metà mattinata, "Arpa ha comunicato che i valori sono a livelli ordinari", l'odore acre ha raggiunto tutte le aree abitate della zona, a partire dalla borgata Fidene, e si è diffuso in gran parte della città raggiungendo anche il centro, mentre il fumo che si è levato è rimasto per ore visibile anche a grande distanza. E l'assessora all'Ambiente di Roma Capitale, Pinuccia Montanari, ha invitato la popolazione a tenere chiuse le finestre "in via precauzionale".

La procura di Roma indaga per disastro colposo - titolare è il pm Carlo Villani, che già si occupa di un fascicolo sull'impianto per il reato di inquinamento ambientale e attività di rifiuti non autorizzata - e non si esclude nessuna pista, dall'incidente legato a un'autocombustione all'incendio doloso fino al sabotaggio. Un particolare inquietante è che le telecamere di sorveglianza erano fuori uso dal 7 dicembre. Non esistono dunque filmati dell'incendio.

E adesso si apre il problema dell'emergenza rifiuti a Roma. Secondo Daniele Fortini "è una catastrofe: l'impianto del Salario è distrutto e andrà demolito" e, di conseguenza, "l'Ama e la raccolta di rifiuti a Roma, con un solo impianto funzionante, è in ginocchio" perché l'impianto era fondamentale per trattare i rifiuti e renderli trasportabili in altre regioni e all'estero. "Nel 2019 l'impianto del Salario avrebbe dovuto smaltire 200mila tonnellate di rifiuti - si chiede - dove andranno a finire adesso quei rifiuti?".

Per questo dalla sindaca Raggi, dal premier Conte e dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa arriva un appello a tutte le Regioni perché aiutino la Capitale: "Ora dobbiamo risolvere la questione delle 800 tonnellate che ogni giorno arrivano qui e che devono trovare ospitalità altrove", ha detto il ministro durante la conferenza stampa sul luogo dove si è sviluppato l'incendio del Tmb su via Salaria. La sindaca capitolina, dopo aver lanciato "un appello a tutte le città del Lazio e alle altre Regioni per supportare Ama in questo momento e per tutto il tempo necessario per evitare criticità ai cittadini romani", ha ribadito che manterrà l'impegno che aveva preso di chiudere l'impianto "entro la fine del mio mandato, se non prima. L'impegno rimane", ha detto.

Cos'è il Tmb Salario

L'impianto di trattamento rifiuti, il Tmb Salario, è da tempo al centro delle polemiche e delle proteste degli abitanti delle zone circostanti, a causa soprattutto dei cattivi odori. Tecnicamente, si legge nella scheda dell'Ama, "l'impianto di selezione e trattamento di via Salaria 981 ha lo scopo di separare la frazione secca, ad elevato potere calorifico, dei rifiuti indifferenziati da quella umida". La prima viene trasformata in Cdr (combustibile derivato dai rifiuti, destinato agli impianti di termovalorizzazione), mentre la parte umida viene invece trattata "per essere trasformata in 'frazione organica stabilizzatà (FOS), un materiale organico igienizzato utilizzato prevalentemente nelle attività di copertura delle discariche".

Le polemiche sono aumentate nell'ultimo periodo, dopo una relazione dell'Arpa del Lazio, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, secondo la quale "vi sono evidenze che l'impianto produce rifiuti che presentano ancora caratteristiche di putrescibilità". Immediata la presa di posizione del presidente del III Municipio Giovanni Caudo, che ha evidenziato la parte del documento dell'Arpa secondo la quale l'impianto in questione "non produce i rifiuti che dovrebbe produrre, non stabilizza i rifiuti trattati che producono cattivo odore". Secondo Caudo, nei fatti, "il Tmb è una discarica a 150 metri da un asilo e va chiuso".