Attualità

«Rivoluzione di cui non sentiamo il bisogno»

domenica 23 febbraio 2014
Il Vicariato. ROMA «È triste constatare che la pro­spettiva del “gender”, nata qualche decennio fa per valo­rizzare il “genio femminile”, trascuri ora la tutela delle donne e l’effettiva parità dei sessi», rivolgendosi «piuttosto alla promo­zione di condotte sessuali alternative», scri­ve don Filippo Morlacchi, direttore del­l’Ufficio per la pastorale scolastica del Vi­cariato, nell’editoriale oggi su Roma sette, settimanale della diocesi di Roma, a pro­posito del «fermento che agita da qualche tempo il mondo della scuola in relazione alle cosiddette “tematiche gender”». Di questi tempi, nella scuola pare che la «prio­rità emergente già nella prima infanzia» sia «la proposta dell’ideologia gender, ossia la dottrina secondo cui il dato biologico ori­ginario del dimorfismo sessuale è margi­nale rispetto alla costruzione dell’identità di genere». Evidentemente, continua don Morlacchi, «si vuole avviare una vera rivoluzione cul­turale, di cui la maggioranza delle famiglie italiane non sembra proprio sentire il bi­sogno ». E questo «già con bambini molto piccoli». Si dice «educare alla diversità. Pec­cato però che almeno una di queste diver­sità, quella assolutamente originaria» e che «ogni bambino coglie al volo, tra maschietti e femminucce, tra mamma e papà, venga perfino contestata come obsoleto “stereo­tipo culturale”». Anche in altri Paesi euro­pei, «come la Francia, la potente mino­ranza per il “gender” ha dettato l’agenda degli impegni scolastici», ma «i genitori hanno alzato la voce e prodotto pubblica­zioni per avvertire del fenomeno». Forse è tempo che «anche in Italia gli uomini con­vinti della bontà della famiglia naturale si esprimano pubblicamente». Perché oc­corre «rispetto assoluto per ogni persona, indipendentemente da idee, inclinazioni o azioni», ma «senza legittimare ideologie contrastanti con la verità del Vangelo» © RIPRODUZIO. NE RISERVATA Su Roma Sette l’editoriale del responsabile della Pastorale scolastica don Morlacchi: «La diversità sessuale non è uno stereotipo»