Attualità

Iniziativa. Riso in piazza. E si sfama il mondo

Luca Geronico giovedì 14 maggio 2015
Con una ciotola di riso: per combattere la fame nel mondo. Con una ciotola di riso: per difendere e diffondere un modello di agricoltura sostenibile. Con una ciotola di riso da mangiare assieme, Nord e Sud del mondo, perché «La fame si vince in famiglia».  Uno slogan, questo della 13esima campagna nazionale Focsiv 'Abbiamo Riso per una cosa seria' di sabato e domenica prossima, che ribadisce la centralità dell’agricoltura familiare per progetti a sostegno di contadine in Africa, America Latina ed Asia. Uno slogan – «La fame si vince in famiglia» – per annunciare pure, ed è la prima volta, l’adesione alla campagna di Coldiretti e della fondazione Campagna amica. Una vera mobilitazione dell’agricoltura italiana, sabato e domenica prossima, a fianco di 34 organismi di Focsiv per denunciare lo scandalo della povertà: sono 805 milioni le persone al mondo che ancora oggi soffrono la fame, di cui più del 70% è costituito da agricoltori di aziende a conduzione familiare nel sud del mondo, con il 43% della forza lavoro costituita da donne. Focsiv e Coldiretti in campo per promuovere, nel rispetto della specificità di ogni società locale, il modello agricolo familiare come strumento di una ridistribuzione equa delle risorse, di salvaguardia della qualità dei prodotti e dell’ambiente. Tutto questo con l’obiettivo di garantire condizioni di vita dignitose: questo nel Sud come al Nord del mondo.  Per questo 4mila volontari in mille piazze italiane, nei mercati di Campagna amica e nelle parrocchie venderanno un chilo di riso al 100% della filiera agricola italiana, chiedendo un contributo del valore minimo di 5 euro: l’obiettivo immediato è di finanziare 30 interventi a favore di circa 30mila famiglie contadine. Questi alcuni dei progetti: ad Haiti il Cisv sosterrà le cooperative dei contadini per condurli alla autonomia nella produzione di riso ed ortaggi; in Burkina Faso Cvcs e ProgettoMondo Mlal favoriranno la lotta alla malnutrizione in due differenti regioni; in Guinea Bissau la Ong Lvia supporterà 1.600 produttori di riso mangrovia mentre in Kenya grazie ad Accr e Cefa si svilupperanno dei progetti di irrigazione; in India quattro comunità contadine locali saranno raggiunte da un progetto di formazione all’agricoltura eco-compatibile grazie a Fratelli Dimenticati; in Messico il Fmsi garantirà, grazie all’agricoltura familiare, l’accesso all’istruzione ai bambini e lo sviluppo di una agricoltura sostenibile (sul sito www.abbiamorisoperunacosaseria.it l’elenco completo di tutti gli interventi e l’elenco delle “mille” piazze italiane).  Un “modello” di impresa agricola che, affrontando i marosi delle quotazioni economiche delle commodity (derrate) agricole, ma anche ragionando sul valore etico e sociale di un chicco di riso, dal Nord chiama il Sud del mondo. E viceversa. «La produzione e la vendita all’ingrosso di riso grezzo non era più remunerativa. Così nel 1998, andando controcorrente e sfidando la perplessità di molti, ho deciso di attrezzare la mia azienda per arrivare alla vendita diretta del prodotto finito», spiega Fabrizio Rizzotti. Sono coltivatori da generazioni, l’azienda a Cascina Fornace a Vespolate, provincia di Novara, riuscendo a vendere direttamente al pubblico quasi la metà della sua produzione, ha così triplicato il suo fatturato, con la stessa superficie di coltivato: «Ho un dipendente e ho riaperto una reale prospettiva a mio figlio che ha lasciato gli studi per seguire con me l’azienda», conclude Rizzotti. La famiglia in agricoltura, a Novara come ad Haiti, come «modello di sviluppo sostenibile attento alla qualità, alla sicurezza alimentare, e ai territori» ha spiegato, presentando la campagna, Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti. Per il presidente Focsiv Gianfranco Cattai, una modalità produttiva «diversa dal modello delle aziende multinazionale dell’agroalimentare» per sconfiggere la povertà. Tutto questo con una ciotola di riso.