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Il caso Pfas. Rinvio a giudizio per 15 manager, ora si decide

Luca Bortoli domenica 18 aprile 2021

Lunedì 26 aprile al Tribunale di Vicenza si concluderanno gli interventi della difesa degli indagati, poi i pm Barbara de Munari e Hans Roderick Blattner, oltre ai legali delle parti civili, potranno replicare, infine il giudice per l’udienza preliminare Roberto Venditti dovrà decidere se i 15 manager di Miteni e delle sue controllanti, di varie epoche storiche, saranno rinviati a giudizio oppure no. Il primo significativo passaggio del procedimento penale è avvenuto il 22 marzo, con l’unificazione dei due principali filoni d’inchiesta. Il primo è a carico di 13 manager Miteni, Icig e Mitsubishi, per avvelenamento delle acque e disastro innominato aggravato: secondo l’accusa i manager avrebbero inquinato sapendo di farlo e senza porre alcuna misura per impedire o limitare lo sversamento fino al 2013. Il secondo, a carico di 8 dirigenti (di cui 6 implicati anche nel primo filone), prevede il reato di inquinamento ambientale e riguarda lo sversamento di Pfas di nuova generazione (GenX e C6O4) dal 2013 al 2018.

In caso di condanna saranno l’ormai fallita Miteni, con la lussemburghese Icig e la giapponese Mitsubishi, a dover pagare i danni dell’enorme contaminazione. L’attesa è altissima da parte di cittadini e comitati. Tanto che dalle 15 del 25 alle 12 del 26 aprile nella piazza del Tribunale di Vicenza è stato organizzato il presidio straordinario per la giustizia sociale e ambientale 'Pfas campo base', a cui aderiscono anche Legambiente e Libera.

Oltre alla presenza di giornalisti, artisti e attivisti ci sarà poi la 'Staffetta delle acque infrante', tre cortei che partendo dai corsi d’acqua più inquinati si unificheranno per arrivare al tribunale. Al centro dell’attenzione i documenti processuali, ma anche la bonifica del sito Miteni, ancora da iniziare, e le corresponsabilità delle autorità che nel corso dei decenni hanno avuto il compito di controllare.

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