C'è un acronimo
che per anni è rimasto relegato quasi esclusivamente alla sfera degli addetti
ai lavori. Ma che, negli ultimi mesi, si è affacciato sempre più spesso sui
giornali e ai tg. Si tratta dello “Sprar”, ovvero Sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati. Quattro lettere che sintetizzano un modello di
accoglienza diffuso sul territorio. Un sistema trasparente e relativamente poco
costoso, capace però di offrire servizi e un buon livello di integrazione ai
profughi giunti in Italia. “Un'accoglienza basata su piccoli numeri non provoca
reazioni negative da parte delle comunità locali - spiega Daniela di Capua,
direttore del Servizio Centrale dello Sprar - perché la gente non si spaventa.
Molto raramente abbiamo avuto episodi di rifiuto o proteste”.