Attualità

Roma. Riforme, Pd e Renzi all’attacco di Grasso

Vincenzo R. Spagnolo mercoledì 23 luglio 2014
«Non ci sarà nessun ostacolo in grado di fermarci. Potranno rallentare, potranno far sì che si stia qui ad agosto, ma non è un male. Potranno essere in grado di rinviare di qualche tempo, potranno fare qualche scherzetto sul voto segreto, ma comunque torneremo alla Camera e correggeremo. E alla fine di questo percorso, l'Italia sarà messa nelle condizioni di tornare a correre...». Da Fara Olivana (Bergamo), dove è intervenuto per inaugurare la A35 BreBeMi, il premier Matteo Renzi evita gli aut aut (del tipo “O le riforme o il voto anticipato”) e prova a ribadire ancora una volta la determinazione, sua e del governo, a continuare sul percorso delle riforme istituzionali: «Vorrei garantirvi che qui non molla nessuno, abbiamo la forza di milioni di italiani che dicono "non mi sei simpatico ma ti voto, paradossalmente sei l'unica speranza"...». Per spiegare ancora una volta ai cittadini la necessità della riforma costituzionale, il presidente del Consiglio la paragona al «pin per accendere il telefonino e iniziare a fare le chiamate. Se non si fa, non si sarà mai credibili per la riforma del lavoro, o del fisco o della pubblica amministrazione». In realtà, nonostante il governo abbia più volte negli ultimi tempi annunciato imminenti passaggi decisivi nell’iter della legge di riforma del Senato, il ddl procede al rallentatore a Palazzo Madama, gravato da una enorme mole di emendamenti, circa 8mila, presentati in gran parte dalle opposizioni (soprattutto Sel, 6mila, Lega e M5S). L’impianto originario del disegno di legge punta al superamento del bicameralismo perfetto, prevedendo fra l’altro che il nuovo Senato, svincolato dalla fiducia al governo, divenga una sorta di "Camera delle autonomie", composta non più da parlamentati eletti direttamente dai cittadini, ma da consiglieri regionali e sindaci, che si riuniscono per fornire pareri e proposte di modifica su alcuni tipi di norme (leggi costituzionali ed elettorali, trattati europei), ma anche per contribuire all’elezione del capo dello Stato. Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Maria Elena Boschi, ostenta ottimismo, spiegando di non essere preoccupata per l'allungarsi dei tempi, anche se «speriamo che smettano di fare ostruzionismo per il bene del Paese». Il governo punta a ottenere il primo dei quattro via libera parlamentari alla riforma prima delle vacanze parlamentari, che iniziano il 10 agosto: «Quest’estate lavoreranno in tanti – ironizza Renzi–, dai senatori in poi...». Tuttavia, anche procedendo a tappe forzate e ricorrendo ai lavori serali, l’obiettivo potrebbe non essere raggiunto nei tempi ipotizzati. Oggi, di fronte a 920 richieste di ricorrere al voto segreto su altrettanti articoli ed emendamenti, il presidente del Senato Piero Grasso ha annunciato di voler autorizzare tale modalità di voto solo per le questioni che riguardano le minoranze linguistiche e le funzioni delle Camere (articoli 1 e 33 del ddl). Grasso ha però precisato che il voto segreto «non preclude» il ricorso al cosiddetto «canguro», ovvero «la votazione delle parti comuni degli emendamenti, con conseguente effetto preclusivo sugli emendamenti successivi in caso di reiezione». Più tardi il presidente del Senato è salito al Colle, per un colloquio col capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ieri aveva manifestato ancora una volta la propria preoccupazione per l’iter delle riforme, sollecitando «inevitabili mediazioni» per non far naufragare il provvedimento. Nel frattempo i lavori del Senato proseguono lentamente. Alle 18, dopo sei sedute infruttuose, l'Aula effettua il primo voto sul ddl sulle riforme, dopo sei sedute, bocciando un emendamento che intendeva abrogare le circoscrizioni Estere di Camera e Senato. Un’ora dopo, in pieno dibattito, il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, già irritato col presidente Grasso per la decisione sul voto segreto, riporta tutti coi piedi per terra: «Faccio notare all’Aula, anche se forse tutti i colleghi lo hanno notato, che noi stiamo discutendo da un'ora e mezza e abbiamo votato un solo emendamento. Visto che sul provvedimento gravano ben 8mila emendamenti, mi sembra che ciò ci stia indicando molto sul nostro futuro...». E c’è chi assicura che, dietro le quinte, l’opera di mediazione dei due relatori al testo, Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega Nord), per elaborare una proposta che consenta di superare lo stallo: fra le ipotesi, quelle di diminuire le firme per la raccolta dei referendum e di modificare le modalità per l'elezione del presidente della Repubblica, ma anche la possibilità di cambiare le competenze del Senato in materia di leggi di bilancio. Dal canto suo, il Movimento 5 Stelle intanto resta in attesa che il governo riapra il dialogo sulla delicata questione dell’immunità per i senatori.