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Giustizia. Riforma Cartabia, pm allarmati: senza querele processi a rischio

Matteo Marcelli mercoledì 11 gennaio 2023

Colpevoli colti in flagrante liberi di tornare a casa e processi in corso azzerati. È lo scenario possibile con cui diversi pm temono di dover fare i conti a pochi giorni dall’entrata in vigore della riforma Cartabia, con annesso ampliamento della lista dei reati perseguibili soltanto per querela. Una modifica che mette in apprensione il sistema giudiziario e l’esclusione di alcune fattispecie dai reati per i quali si procede d’ufficio (senza bisogno della denuncia da parte della vittime), divide i magistrati.

D’altronde, visto il valore retroattivo della norma, non sono pochi i processi che potrebbero finire nel nulla, senza contare che tra i reati in questione rientrerebbe anche il sequestro di persona. Le implicazioni sono evidenti: se per esempio un borseggiatore viene fermato in una stazione della metropolitana e trovato in possesso di un oggetto sottratto a un turista non rintracciabile, non può essere processato. Ma potrebbe anche accadere che qualcuno sia tenuto sotto sequestro e che i responsabili vengano arrestati ma poi rilasciati perché la vittima ritira la querela temendo ritorsioni, anche in presenza di prove certe.
L’altro problema, come detto, sono i processi già avviati. La Corte di Cassazione ha stabilito in 90 giorni a decorrere dalla notifica alle vittime il tempo entro cui dovranno firmare la querela per non mandare tutto a monte. Mentre per i reati accertati ma non ancora a processo il termine decorre dall’entrata in vigore della legge (30 dicembre), e scende a 20 giorni per i casi di carcerazione preventiva.


Ieri più di un giudice è intervenuto sull’argomento: per Eugenio Albamonte, pm a Roma ed ex presidente dell’Anm, «la riforma sta già avendo effetti nel lavoro delle Procure lasciando esposte le vittime» oltre al fatto che «la procedibilità per alcune fattispecie può avere un impatto anche dal punto di vista sociale». Discorso simile per il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, che ha parlato di «depenalizzazione camuffata». Di diverso avviso, invece, il capo dei pm di Bologna, Giuseppe Amato, secondo cui «il tema è inesistente» perché «i benefici introdotti dalla riforma, ampliando la platea dei reati procedibili a querela, sono sicuramente maggiori».