Attualità

Legge elettorale. Ricorsi anti Italicum in 15 tribunali

Roberta D'Angelo martedì 27 ottobre 2015
Mesi di riunioni tra avvocati, politici, sindacalisti. Pomeriggi e serate con il testo dell’Italicum sul tavolo nel tentativo di trovare le falle. Il 'Coordinamento democrazia costituzionale' è composto da giuristi, costituzionalisti, parlamentari ed ex. Ci sono Gustavo Zagrebelsky, Ferrajoli, Ferrara, Villone, Salvi e molti altri. L’iniziativa ha un sapore politico forte, ma alla fine è ancora lui, l’avvocato ex senatore Felice Besostri, assurto alla cronaca per aver chiesto e ottenuto (con il collega Aldo Bozzi) la bocciatura del Porcellum da parte della Consulta, a prendere carta e penna e a promuovere una raffica di ricorsi nei distretti di corte d’appello lungo tutta la Penisola. A firmarle nomi noti della 'società civile', ma ad approvarle anche tanti deputati e senatori (per lo più della sinistra del Pd o di Sel) e rappresentanti dell’associazionismo.La nuova legge elettorale viene impugnata con una serie di ricorsi analoghi, depositati in contemporanea in una quindicina di tribunali, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia, Bari, Firenze, Genova e Trieste. Non bastano gli accorgimenti fatti «con il bilancino», come dicono a Palazzo Chigi, per confezionare un testo inappuntabile per la Corte Costituzionale, in grado di non riproporre le 'storture' della legge elettorale precedente. Nel mirino, tra le altre cose, ancora una volta il premio di maggioranza alla lista che supera il 40 per cento (considerato tuttora troppo alto) e il ballottaggio (ma i dettagli saranno spiegato dopodomani). Sembra un film già visto, e il premier Matteo Renzi non sembra darsene pena: «In Italia stiamo facendo delle riforme, compresa quella della legge elettorale che servono per dare certezza, stabilità e regole più efficaci ». I ricorsi però sono un’ennesima grana.A piantarla è dunque la sinistra, ma ad accodarsi sono subito i grillini, che anzi rivendicano la primogenitura delle idee. Non solo. In Cassazione sono stati presentati due referendum abrogativi contro le stesse norme al centro dei ricorsi. Un’operazione che si gioca sul piano del diritto, come accadde per il Porcellum. Questa volta, però, dietro a Besostri c’è tutto il coordinamento e un discreto numero di parlamentari, pronti – come spiega Alfredo D’Attorre – ad «attivare anche il vaglio preventivo previsto dalla riforma costituzionale, se verrà approvata». Nessun dramma, minimizzano dal Pd. Il capogruppo Ettore Rosato parla di «ricorsi rispettabili, ma non siamo preoccupati della tenuta del testo della legge elettorale, coerente con i principi affermati dalla sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum». Ma i ricorsi potrebbero travolgere i tribunali, secondo i Cinquestelle. L’iniziativa «nasce dal nostro lavoro», rivendica Danilo Toninelli, che attacca i parlamentari dem: «In aula non hanno votato contro, pagliacci. Che i membri della cosiddetta minoranza Pd fossero degli ipocriti inaffidabili lo capisce anche un bambino. Ma che si approprino dell’iniziativa dei ricorsi giudiziari contro l’Italicum, supera ogni soglia di volgarità. Stiamo parlando di un’importante azione portata avanti da un Coordinamento nazionale composto da giuristi ed avvocati con l’obiettivo di far fare all’Italicum la stessa fine del Porcellum».