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I RICORDI DEGLI AMICI. D'Onofrio: «Quella colazione al Colle con il cardinale Martini. Poi un dialogo da teologi sul senso della verità»

Marco Iasevoli mercoledì 18 agosto 2010
Il dialogo sulla verità con il cardinale Martini. Le milleuna discussioni sulle riforme istituzionali. E poi quella divergenza sull’avventura dell’Udr, con la quale il presidente emerito avallò, nel 1998, il governo D’Alema. «Io non ero d’accordo – ricorda l’ex ministro Francesco D’Onofrio –. Lui mi disse: “Mi spiace che non vieni con noi, ma imparerai a distinguere tra amicizia personale e politica”».Senatore, le emozioni e i ricordi sono tanti, mettiamo ordine...Voglio ricordare un episodio di cui pochi sono a conoscenza. Era il ’90 o il ’91, il presidente mi fece l’onore di invitarmi al Quirinale alle 7 del mattino per fare colazione con lui e il cardinale Martini. Fece aprire la Cappella Paolina, si celebrò la messa, poi Cossiga e Martini iniziarono un dialogo sulla verità. Memorabile, non capivo chi fosse il teologo e chi fosse il politico.Le riservava altre esclusive di primo mattino?Nel periodo delle picconate mi chiamava ogni giorno e mi anticipava le esternazioni contro i miei colleghi della Dc, tipo «guarda che oggi attacco Pomicino...». E pensare che quando era presidente del Senato gli regalavo ogni anno una sveglia con un biglietto: «Fin quando non parlerai...».Mai confidatosi sul caso-Moro?Giusto una frase: «Il principio della persona dinanzi allo Stato è stato messo drammaticamente in crisi».Lei non lo accompagnò nel sostegno a D’Alema. Gliela fece pagare?Quella resta la sua più importante lezione. Mi avvicinò, provò a portarmi con lui, poi disse: «Mi spiace che non vieni, ma così capirai la differenza tra amicizia personale e politica». L’amicizia è rimasta.In queste ore si ragiona molto sull’eredità politica. Ce ne lascia una traccia?Nel messaggio alle Camere del ’91 sulle riforme costituzionali, prendeva atto della fine della prima Repubblica e chiedeva un nuovo equilibrio istituzionale. In fondo, stiamo ancora lì.