Attualità

IL CASO KAZAKSTHAN. L'Italia ci ripensa: espulsione revocata

Vincenzo R. Spagnolo sabato 13 luglio 2013
«Revoca del provvedimento di espulsione». È la decisione assunta ieri dal governo, che l’ha immediatamente trasmessa attraverso i canali diplomatici all’ambasciata kazaka di Roma per provare a sbrogliare il caso, divenuto ormai internazionale, dell’espulsione-lampo, a fine maggio, della signora Alma Shalabayeva e della piccola Alua. Sono la moglie e la figlia di Mukhtar Ablyazov, ex ministro del Kazakhstan, arricchitosi dopo la caduta dell’Unione sovietica e poi fuggito quando nel 2009 la sua banca Bta fu nazionalizzata e dichiarata insolvente. La signora, insieme alla bambina, è stata espulsa dall’Italia il 31 maggio, su un aereo noleggiato dall’ambasciata kazaka, e condotta in patria, dove si trova ai domiciliari. Il 5 luglio, il premier Enrico Letta aveva annunciato un’indagine per verificare la vicenda, confermando l’impegno quattro giorni dopo in un question time. E ieri, dopo una lunga riunione a Palazzo Chigi coi ministri dell’Interno Angelino Alfano, della Giustizia Anna Maria Cancellieri e degli Esteri Emma Bonino, ha annunciato la decisione del governo, attraverso una nota: «Risulta inequivocabilmente – vi si legge – che l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo; né al Presidente del Consiglio, né al ministro dell’Interno e neanche al ministro degli Affari esteri o al ministro della Giustizia». In ogni caso, prosegue la nota, «la regolarità formale del procedimento e la sua base legale» sono state accertate da «quattro provvedimenti di autorità giudiziarie di Roma» (procura del Tribunale dei minorenni il 30 maggio, giudice di Pace, Procura presso il Tribunale e ancora Procura per i minorenni il 31)». A quei provvedimenti è da aggiungere l’indagine avviata «dalla Procura», chiusa col «dissequestro del giudice del Riesame concernente il denaro e la memory card sequestrati alla signora».Ma, rispetto delle formalità a parte, il governo non pare soddisfatto di come è stata condotta la vicenda e il premier ha dato incarico al ministro Angelino Alfano di avviare un’indagine interna, attraverso il numero uno della Pubblica Sicurezza, Alessandro Pansa: «Resta grave la mancata informativa al governo sull’intera vicenda, che comunque presentava sin dall’inizio elementi e caratteri non ordinari», sottolinea la nota, anticipando come «tale aspetto sarà oggetto di apposita indagine affidata dal Ministro dell’interno al Capo della Polizia, al fine di accertare responsabilità connesse alla mancata informativa». Nell’attesa, la nota anticipa la ragione della revoca: in seguito al ricorso degli avvocati della Shalabayeva davanti al Tribunale del Riesame, «sono stati acquisiti in giudizio documenti, sconosciuti all’atto dell’espulsione, dai quali sono emersi nuovi elementi di fatto e di diritto», che hanno consentito di riesaminare i presupposti alla base dell’espulsione, pur convalidata dal giudice di pace. Ciò ha convinto l’esecutivo ad attivarsi per «verificare le condizioni di soggiorno in Kazakhstan della signora e della figlia, nonché a garantirle il pieno esercizio del diritto di difesa in Italia» contro «il provvedimento di espulsione. E il Viminale, «acquisite anche le valutazioni legali previste per legge», ha provveduto ieri ad attivare «la revoca in autotutela del provvedimento di espulsione» sulla base di circostanze e documenti che «impongono una rivalutazione dei relativi presupposti». A seguito della revoca, si chiude la nota, «la signora potrà rientrare in Italia, dove potrà chiarire la propria posizione». Una decisione accolta con giubilo dai legali della donna: «Un provvedimento opportuno», commenta l’avvocato Riccardo Olivo, auspicando «che il governo kazako dia corso alla richiesta». Ma non sarà semplice, a giudicare dalla prima ruvida dichiarazione di Andrian Yelemessov, ambasciatore del Kazakhstan in Italia: «Ogni giorno ci sono sciocchezze sui giornali su questo caso. L’espulsione è stata corretta. La signora Alma e la figlia sono ad Almaty dai genitori della donna e stanno benissimo. Si può verificare...».