Attualità

Consiglio dei ministri. Tetto ai superstipendi, sottosegretari a piedi

Arturo Celletti venerdì 18 aprile 2014
“Ventimila euro al mese”. Matteo Renzi regala alle telecamere schierate a Palazzo Chigi un sorriso leggero e un aggettivo che spiega la determinazione a voltare pagina sui super stipendi: «Non è poi un tetto così drammatico. È il doppio di quanto prende il presidente del Consiglio. Ed è la strada per cercare di far pace con gli italiani perché, come diceva Adriano Olivetti, un manager non può guadagnare dieci volte più dei lavoratori”. Dietro i numeri c’è tutto lo sforzo di un governo deciso a scommettere sull’equità. Renzi è abile con le parole: “Stiamo restituendo agli italiani qualcosa che è degli italiani. E lo faremo stringendo la cinghia alla politica e all’amministrazione”. Pensa al taglio all’Irpef che c’è. E a quello all’Irap che ci sarà. Ma anche al disperato bisogno di tendere la mano a una società delusa dalla politica. E per farlo il premier declina la sua rivoluzione. Basta super stipendi, via super privilegi, subito super risparmi e super sacrifici. “Ogni ministero avrà al massimo cinque auto blu. I sottosegretari? A piedi”. E non solo loro. Renzi non si ferma e ricorda ai direttori generali che “c’è l’autobus o magari il motorino”. Gli annunci si accavallano. «Andiamo avanti come treni», sentenzia il capo del governo che esulta per i primi obiettivi centrati con la solita immagina cruda e giornalisticamente efficace: “Alla faccia dei gufi e dei rosiconi abbiamo mantenuto la parola data”.